Ayub Daud – Moltissimi dei talenti più cristallini e fulgidi del calcio italiano sono stati scoperti dopo aver fatto molto bene nel palcoscenico più importante del calcio giovanile. Da sempre, infatti, il Torneo di Viareggio incorona futuri campioni, lanciando però anche qualche avvisaglia mai raccolta di giocatore realmente valido. Quest’ultimo caso è anche quello che riguarda Ayub Daud, attaccante attualmente svincolato di 28 anni che sembrava poter avere la forza per dominare anche nel calcio dei grandi ma che non è riuscito a fare bene nel salto di qualità, nonostante la possibilità di giocare nella Juventus.
CHE FINE HANNO FATTO, episodio 7: Ayub Daud
La Juventus aveva preso Daud ad appena 9 anni, prelevandolo dalla squadra pulcini del Cuneo. Il ragazzino si era subito messo in mostra grazie a una velocità davvero impressionante, unità alla capacità evidente nell’1 vs 1. Con il tempo, Daud imparò anche a gestire meglio tutte le sue altre abilità, tra cui un più che discreto tiro dalla distanza e il saper giocare in tutte le posizioni dell’attacco. Il ragazzo somalo ebbe la grande occasione di mettersi in mostra durante il Torneo di Viareggio del 2009. Daud fu incredibilmente devastante, trascinando la Juventus alla vittoria della competizione e laureandosi capocannoniere della stessa, con ben 8 reti che gli consentirono anche di eguagliare il precedente record di Giacomo Banchelli, il quale durava dal 1992. Ovviamente l’interesse di vari club si scatenò sul ragazzo con la Juventus che decise, prima di mandarlo in prestito, non solo di fargli firmare un accordo fino al 2013 ma anche di regalargli l’esordio in Serie A proprio nel 2009: Daud, infatti, sostituì Giovinco nel finale di Juventus-Bologna 4-1 e in appena 2′ fece registrare già un record, poiché è stato il primo giocatore somalo ad esordire nel massimo campionato italiano. Dalla sessione di mercato 2009-2010, però, la carriera di Daud ha visto una sequela enorme di prestiti (peraltro, caso curioso, tutti in squadre dai colori sociali rossoblu) che però non gli hanno consentito di sviluppare la carriera che forse immaginava.
Prestiti e infortuni
Il primo prestito fu quello al Crotone, club nel quale Daud giocò (anche bene) per 12 partite. Purtroppo, però, il ragazzo africano andò incontro alla rottura del legamento collaterale del ginocchio che lo fermò per svariati mesi. Al ritorno in campo la squadra era diversa, ovvero il Lumezzane: altre 17 presenze e stavolta anche le prime due reti da calciatore professionista, nonché la vittoria della Coppa Italia di Lega Pro. Nella stagione 2010-2011 Daud prova a ripartire dalle certezze dell’annata precedente e viene girato in prestito a un altro club militante nelle serie minori, ovvero il Cosenza. Qui arriveranno 17 partite, con un gol in più rispetto alla stagione passata. L’ultimo prestito coincide con quella che, ancora oggi, è la migliore stagione in termini realizzativi di Ayub Daud: 13 partite e 5 reti con la maglia del Gubbio, che anche grazie al suo contributo otterrà la promozione in Serie B. Questo girovagare, però, fondamentalmente porta a un unico risultato (non certo quello sperato): la fine del contratto con la Juventus. I bianconeri infatti lo cedono in Svizzera, al Sion, che però lo rigirà subito a titolo definitivo al Chiasso. Colpito anche dalla sfortuna, nella prima stagione Daud non scenderà mai in campo a causa di vari infortuni, mentre nella seconda stagione totalizzerà solo 11 presenze ufficiali con 2 gol. Nel 2013 viene dunque ceduto agli ungheresi dell’Honved, club con il quale rimane fino al 2015: nella prima annata Daud finalmente troverà continuità di rendimento, giocando 20 gare a fronte però di un solo gol. Non un caso, dunque, che nella seconda stagione il ragazzo abbia poi giocato solo una partita, peraltro in coppa. Attualmente, come detto, Ayub Daud è svincolato, come ormai avviene da tre anni. Possibile, dunque, che la sua carriera possa considerarsi a tutti gli effetti terminata. Un vero peccato per l’ennesimo talento emerso al Torneo di Viareggio che, però, non è riuscito a mantenere le promesse.