Mario Mandzukic è da tempo l’anima della Juventus. Giocatore duttile come pochi, ha letteralmente trascinato la sua squadra al titolo di campione d’inverno. Fin qui l’attaccante croato ha segnato 8 reti in campionato, quasi tutte contro le cosiddette “big” (Lazio, Napoli, Milan, Inter e Roma) e 5 delle quali decisive. Mandzukic si sta guadagnando gli onori della cronaca non solo per essere riuscito distogliere a suon di gol le luci dei riflettori da Cristiano Ronaldo, ma soprattutto per l’atteggiamento e la grinta che in campo lo fanno diventare idolo dei propri tifosi ed esempio per i suoi avversari (eloquenti le parole di Di Francesco dopo Juventus – Roma: “Ha segnato, rincorso tutti e fatto pure da difensore centrale”).
Mandzukic ha segnato 5 reti decisive contro le “big”. Una sentenza.
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Noi ormai non siamo sorpresi, considerato che quando Mandzukic militava nell’Atletico Madrid si diceva che alla fine dei derby con il Real assomigliasse più ad un pugile che ad un calciatore. Anche durante i due anni trascorsi a Monaco nel Bayern, prima con Guardiola (con il quale il rapporto non è mai stato particolarmente idilliaco) poi con Jupp Heynckes (che non ha mai rinunciato all’attaccante croato, tanto da vincere il triplete), il buon Mario si è contraddistinto per la sua generosità e versatilità, oltre a scrivere il suo nome sul tabellino dei marcatori per 48 volte su 88 presenze.
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Ma quando è stata la svolta? Per capirlo dobbiamo fare un ulteriore passo indietro, quando l’attaccante croato indossava la maglia del Wolfsburg. Ai tempi (parliamo del biennio 2010 – 2012) il commissario tecnico era Felix Magath. Si racconta che l’allenatore avesse costretto Mandzukic a pagare 10.000 euro di multa perché durante le partite non tornava abbastanza ad aiutare i compagni. A pensarci adesso, questo aneddoto fa più che sorridere. Se veramente è stato questo episodio a spronare il buon Mario a diventare l’attaccante insostituibile che è adesso, i tifosi juventini non posso fare altro che ringraziare Felix Magath.