I nostalgici ricordano Jonathan Bachini come un buon esterno destro, veloce e con un buon piede. Ma la sua storia è stata indelebilmente macchiata dalla squalifica a vita per cocaina. Dai fasti con la Juventus, alla vita da operaio, il passo è stato breve. Bachini si è raccontato in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport chiedendo al presidente della Fifa Gianni Infantino di revocargli la squalifica.
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BACHINI DALLE STELLE ALLE STALLE
“Ero un esterno bravo in tutte le fasi – inizia così il suo racconto alla rosea -. Non ho mai riflettuto sulla valutazione del mio cartellino ai tempi del famoso trasferimento di Buffon (la Juve lo cedette al Parma per Buffon valutandolo 35 mln), ma secondo me la cifra era corretta. Anche adesso è difficile trovare esterni così completi. Arrivai alla Juve tra la fine di un ciclo e l’inizio di un altro, mi aveva voluto Lippi e mi allenò Ancelotti, ma mi sono trovato benissimo dal punto di vista umano. Giocai meno del previsto, andai al Brescia”.
Con le rondinelle Bachini trovò la sua dimensione ma il 22 settembre 2004, dopo un Brescia Lazio, fu trovato positivo all’antidoping. Colpa della sua dipendenza alla cocaina che gli costò il licenziamento in tronco: “Ci rimasi male perché avevo un ottimo rapporto con il presidente Corioni e con tutto l’ambiente. Avremmo potuto parlarne di più. In quel momento ero frastornato, come un pugile che prende un cazzotto all’improvviso”. Un anno di squalifica e poi il ritorno al calcio nelle fila del Siena.
Poi di nuovo la squalifica, questa volta a vita, sempre per la stessa ragione: “Lì crollò tutto, quello fu l’inizio del mio calvario. Io ho pagato per i miei errori, ma così mi è stato tolto un pezzo di vita. E soprattutto mi hanno negato ogni aiuto. Un anno e mezzo fa ho chiesto la grazia alla Federazione. Mi hanno risposto di no. Mi sono rivolto al Coni, ma non c’è stato nulla da fare. Le regole sono cambiate e lo statuto antidoping prevede che non ci sia la grazia in caso di recidiva alla stessa sostanza. Gianni Infantino, presidente della Fifa: solo lui può darmi la grazia. Spero che venga a conoscenza della mia storia e rifletta su questa opportunità”.
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UNA SECONDA CHANCE
Bachini vorrebbe che gli venisse revocata la squalifica per potersi prendere il patentino da allenatore: “Sono passato dallo stipendio da calciatore a quello da operaio. Ho voltato pagina, ho riscoperto valori importanti, mi sono rimboccato le maniche con orgoglio e senza vergogna. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno, anche se quando le cose per me andavano bene io cercavo sempre di dare una mano a chi soffriva. L’indifferenza della gente del calcio mi ha ferito, tranne Edo Piovani (storico team manager del Brescia, ndr) nessuno ha fatto una telefonata a Jonathan. Ma io ce l’ho fatta e sono qui. Nel calcio mi piacerebbe iniziare un percorso, magari allenare in un settore giovanile o fare l’osservatore”.
Nella sua breve carriera calcistica ha giocato al fianco di campioni come Guardiola, Roby Baggio, Del Piero, ma per lui il numero uno è stato Zinedine Zidane “Zizou era senza dubbio il più forte di tutti. Quando sbagliavi un passaggio, si girava e ti diceva ‘tranquillo, è colpa mia’, davvero un grande”.
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