Witsel ha rinunciato ai 18 milioni annui in Cina per poter curare la figlia

calcio23/08/2019 • 13:26
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Witsel ha rinunciato ai 18 milioni annui in Cina per il bene della figlia. La bambina aveva bisogno di particolari cure e nel Paese orientale non erano attrezzati per aiutarla al meglio. Il centrocampista ha trascorso solo un anno in Asia. Dopo aver debuttato a 17 anni con il club belga Standard Liegi e dopo aver giocato per Benfica e Zenit San Pietroburgo Witsel è volato in Cina. Il 3 gennaio 2017 firma infatti con il Tianjin Quanjian, club cinese di Tientsin. Il giocatore sigla un accordo quadriennale, con un ingaggio super di 18 milioni di euro a stagione. Una vita da favola, peccato però che sia finita molto presto. Dopo una sola stagione infatti il belga decide di andar via dalla Cina e rientrare in Europa. Ma solo in questi giorni ha spiegato le vere motivazioni della sua partenza. 

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Witsel ha rinunciato ai 18 milioni annui per amore della figlia

Witsel, in un’intervista rilasciata in Germania a Dazn, ha dichiarato che durante la sua permanenza nel paese orientale una delle sue bambine si è ammalata. La piccola aveva una malattia all’intestino dolorosa e il giocatore, solo in quell’occasione, ha scoperto le precarie condizioni della sanità del paese. Nessuna struttura ospedaliera, né internazionale né cinese, aveva gli apparecchi idonei per curarla. Il belga ha quindi deciso di rientrare in Europa subito dopo il Mondiale 2018, senza pensarci due volte. Ad agosto decide di firmare con il Borussia Dortmund e sbarca quindi in Germania. 

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Mia figlia aveva una dolorosissima malattia all’intestino. Negli ospedali internazionali di Tientsin non avevano gli apparecchi per curarla. Dovevo quindi decidere se portarla in un ospedale cinese o se andare fino a Pechino che però era a 2 ore di macchina. Avevamo poco tempo a disposizione perché la malattia poteva diventare pericolosa. Siamo quindi andati in uno degli ospedali cinesi, ma la situazione era surreale. Abbiamo preso il numerato all’entrata e abbiamo aspettato, in fila come al supermercato. Abbiamo dovuto aspettare circa 3 ore. Dopo quella brutta esperienza ho detto a mia moglie che, dopo i Mondiali 2018, saremmo tornati subito in Europa. I soldi sono importanti, ma non danno la felicità”.

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calcio23/08/2019 • 13:26
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