In Nicaragua, a differenza degli altri stati del continente americano, il campionato di calcio va avanti. Lo stato dell’America centrale rappresenta un’eccezione nel continente, un po’ come la Bielorussia in Europa che non ha sospeso la stagione. Nel paese americano sono stati confermati solamente due casi di coronavirus, su una popolazione di 7 milioni di abitanti. Pochi sia per il governo sia per la federazione, quindi il campionato può andare avanti, ma con alcune precauzioni. Si gioca a porte chiuse, ma anche con mascherine e guanti in lattice. A raccontare tutto questo, a Mundo Deportivo, è Bernardo Laureiro secondo nella classifica dei marcatori nicaraguensi con 4 goal, uno in meno dello spagnolo Pablo Gallego. L’uruguaiano, del Cacique Diriangén, ha raccontato al quotidiano spagnolo quanto sia difficile giocare in queste condizioni. Ma di aver paura anche di un possibile stop. I giocatori infatti, se la stagione dovesse essere sospesa, non riceverebbero più lo stipendio mensile:
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Nicaragua, il campionato va avanti ma con mascherine e guanti
“Tutto è iniziato mercoledì della scorsa settimana. Stavamo giocando e, a metà tempo, l’assistente allenatore ci ha detto che il primo caso di coronavirus era stato confermato in Nicaragua. Sabato ci siamo dovuti presentare per giocare contro il Deportivo Ocotal. Mi è sembrato strano giocare con una maschera e guanti chirurgici, ma è stato necessario. È molto difficile. Ho sopportato 20 minuti la maschera e l’ho tolta. Era quasi impossibile respirare. Sono arrivato a casa senza cambiarmi, vestito com’ero in campo. Mi sono solo tolto gli scarpini in panchina.
È tutto molto strano. Quando arriviamo allo stadio, l’autista ci aspetta alla porta. Lì ci dà una maschera, un paio di guanti chirurgici e alcool gel. Ognuno con la sua bottiglia d’acqua. Cerco di non entrare negli spogliatoi. Devo prendere precauzioni perché vivo con mio figlio di 4 anni e mia moglie. Voglio che fermino la lega perché ho paura di prendere il virus. La salute è la priorità. Ma so anche che se smettiamo di giocare inizia un altro problema. Io, come i miei compagni di squadra, non sono una stella del calcio con migliaia di dollari in banca. Nella mia squadra, che è leader nella Clausura, abbiamo tutti firmato una clausola nel contratto che chiarisce che se il campionato viene fermato per qualsiasi motivo non ti pagano”.