L’emergenza sanitaria di coronavirus non risparmia l’India e, di conseguenza, neanche il Kashmir, stato indiano situato al nord del paese al confine con il Pakistan. Il Kashmir è una delle zone più militarizzate del mondo, sia l’India che il Pakistan ne rivendicano infatti la sovranità. In questa regione però, tra guerra e tensione si gioca anche a calcio. Nasce proprio lì infatti il Real Kashmir, club che milita nell’I-League, la seconda divisione del calcio nazionale. I giocatori provenienti dall’estero e il coach scozzese David Robertson hanno contribuito a rafforzare il club, ma con la diffusione del Covid-19 sono rimasti bloccati nel paese asiatico. Dieci tesserati, tra cui 4 del continente africano e sei britannici, dall’inizio dell’emergenza si trovano in un albergo a Sringar, capoluogo del distretto omonimo, nonché capitale estiva del Kashmir.
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Real Kashmir tra guerra, coronavirus e nostalgia di casa
La regione è contesa da India e Pakistan dall’agosto del 1947, da quando cioè è caduto l’impero anglo-indiano e sono stati creati due Stati indipendenti. Nei decenni, diversi conflitti hanno segnato profondamente l’area e, ancora oggi, le tensioni non si sono placate. L’emergenza sanitaria ha frenato però qualunque attività, anche quelle della squadra, e i giocatori sono rimasti bloccati nel paese. Il ventottenne dello Zambia, Katebedue, è chiuso in un albergo di Sringar e racconta le sue giornate a AFP: “È la prima volta che ho dovuto affrontare una situazione del genere. Sono in contatto con mia moglie e i miei genitori. La connettività è bassa qui, quindi è difficile comunicare ma parlo con loro al telefono. Non ho paura perché credo in Dio e ho fede che tutto andrà bene. C’è la palestra nell’hotel, che frequento, e gioco anche alla PlayStation”.
Con lui anche due calciatori ivoriani, Bazie Armand e Gnoheré Krizo, il nigeriano Loveday Enyinnaya e tutti i britannici, tra cui Mason Robertson, figlio dell’allenatore David, con moglie e figlio: “Speriamo di ottenere un volo dal Punjab la prossima settimana. Tenendo le dita incrociate, speriamo di arrivare ad Aberdeen in sicurezza. FaceTime e videochiamate sono molto difficili, c’è frustrazione”. Sandeep Chattoo, uno dei proprietari del club, ha scelto di trasferirsi in hotel con i suoi giocatori: “Non avrei potuto lasciarli qui soli. I nostri sforzi hanno assicurato che almeno i cittadini britannici torneranno a casa probabilmente nella prossima settimana, gli altri dovranno aspettare ma sono al sicuro”.