Marten de Roon in un’intervista a Algemeen Dagblad ha rivelato di sentirsi indirettamente “colpevole” della diffusione del coronavirus a Bergamo. Galeotta fu la partita di Champions League contro il Valencia. Un’impresa storica per l’Atalanta ma che è costata cara a tutta la città.
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De Roon sul coronavirus
“Dei 300.000 abitanti di questa provincia 250.000 sono tifosi di Atalanta. Difatti è realistico che la nostra partita contro il Valencia, il 19 febbraio a San Siro, possa aver contribuito e addirittura accelerato la diffusione del virus. Che il nostro risultato, una storica vittoria per 4-1, possa anche aver avuto un rovescio della medaglia”. Il centrocampista olandese ha raccontato il dramma che ha vissuto la provincia bergamasca: “Tutti quegli annunci funebri sul giornale locale, pagine lunghissime. Le immagini in televisione di quei camion dell’esercito che trasportavano le bare. I silenzi per strada. In genere Bergamo è una città serena ma al contempo vivace, eppure ad un certo punto si sentivano solo sirene di ambulanze”.
Tra le persone colpite anche un membro dello staff: “Uno del nostro staff ha perso suo padre. Un uomo che era sempre al cancello delle nostre sessioni di allenamento e con il quale spesso parlavo, ha perso sua moglie. Le persone lo condividono con te, vogliono condividere le loro storie e la tristezza. Gli italiani sono persone orgogliose, i residenti della provincia di Bergamo sono davvero famosi per questo. È stato tutto molto intenso”. De Roon si è detto infine favorevole sulla ripresa della serie A: “Vorrei tornare a giocare. I primi giorni sul campo sono stati fantastici, ma capisco anche che il calcio sia una questione secondaria in questo momento. Però è anche bello che la vita ricominci dopo un po’ e parlare di calcio può essere un modo per tornare alla normalità“.