Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna, ha scritto un libro autobiografico “La partita della vita” dove racconta come ha vissuto la lotta alla sua malattia.
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Mihajlovic racconta della sua malattia
È passato esattamente un anno fa da quando Mihajlovic rivelava di essere malato di leucemia, dopo una fuga di notizie sui media. Da allora sono successe tante cose, Sinisa ha lottato ed è tornato sulla panchina dei rossoblu. Nelle varie interviste che ha rilasciato in questi giorni ha raccontato quel periodo: “Cerchi di reagire. Ognuno lo fa a suo modo. La verità è che non sono un eroe, e neppure Superman. Sono uno che quando parlava così, si faceva coraggio. Perché aveva paura, e piangeva. Si chiedeva perché e implorava aiuto a Dio, come tutti. Pensavo solo a darmi forza nell’unico modo che conosco. Combatti, non mollare mai. Non è una sconfitta, è una maledetta malattia. Non esiste una ricetta, io almeno non ce l’ho. Tu puoi sentirti un guerriero, ma senza dottori non vai da nessuna parte. L’unica cosa che puoi fare è non perdere voglia di vivere. Il resto non dipende da noi”.
Poi continua: “Mi godo ogni momento. Prima non lo facevo, davo tutto per scontato. Conta la salute, contano gli affetti. Nient’altro. La malattia mi ha insegnato molto. A Natale stringerò forte mia mamma, prima non lo facevo, quasi per pudore. Giusto aver paura ma devi sapere che sei più forte di lei“. Infine il racconto sulla sua degenza in ospedale: “Ho chiesto alla mia famiglia di non venire in ospedale col muso lungo, guardandomi come si guarda un malato. D’altra parte, io non ho mai guardato loro con gli occhi di un malato. Mia moglie è forte, è l’unica persona che conosco che ha più palle di me. Ma i figli no, il loro comportamento avrebbe riflettuto il mio. Se mi fossi mostrato debole io, sarebbero stati deboli loro. Perciò hanno visto un padre dimagrito di 15 kg ma con lo spirito combattivo e fiducioso di sempre”