L’attaccante del Barcellona Antoine Griezmann con una nota pubblicata su Instagram ha annunciato di aver interrotto il rapporto di partnership con il gigante delle telecomunicazioni Huawei. Alla base della decisione del giocatore francese un rapporto dell’autorevole Washington Post. Il quotidiano ha rivelato che il colosso avrebbe testato un software di intelligenza artificiale in grado di segnalare al governo cinese la presenza di musulmani Uiguri.
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All’inizio di questa settimana un rapporto del Washington Post ha rivelato che il colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei avrebbe testato un software in grado di inviare avvisi automatici al governo centrale di Pechino nel momento in cui le telecamere di sorveglianza riconoscessero membri del gruppo Uiguri, una minoranza musulmana gravemente discriminata in Cina. Il programma di sorveglianza che sfrutta il riconoscimento facciale potrebbe arrivare ad identificare qualcuno appartenente all’etnia Uiguri in mezzo alla folla. E addirittura stimare la loro età e il sesso. Un problema politico e sociale molto grave e di cui si parla veramente poco quello della minoranza musulmana turcofona che vive nel nord-est della Cina. Secondo l’ONU più di un milione di Uiguri e altri musulmani sarebbero infatti detenuti nella provincia cinese dello Xinjiang. Da qui la decisione dell’attaccante del Barcellona Antoine Griezmann di rompere i rapporti con l’azienda cinese.
Griezmann rompe il contratto con Huawei
Griezmann era ambasciatore di Huawei dal 2017. Mentre era all’Atletico Madrid ha anche presentato un telefono cellulare con il marchio dei Colchoneros. Su Instagram l’annuncio della rottura: “A seguito di forti sospetti che l’azienda Huawei abbia contribuito allo sviluppo di un software per il riconoscimento facciale – scrive il francese – annuncio che metto immediatamente fine alla partnership che mi lega a questa azienda“. Poi aggiunge: “Colgo l’occasione per invitare Huawei non solo a negare queste accuse, ma a intraprendere azioni concrete il più rapidamente possibile per condannare questa repressione di massa e utilizzare la sua influenza per contribuire al rispetto dei diritti di uomini e donne all’interno dell’azienda“. Una presa di posizione forte, ma inevitabile. Se le accuse si rivelassero vere lo scandalo avrebbe risonanza mondiale.