Quindici anni sono trascorsi dal suo arrivo in Europa, 25 i trofei messi in bacheca tra Shakhtar Donetsk e Manchester City. Fernandinho ha realizzato il suo sogno europeo ma non dimentica da dove è partito, come racconta a The Players’ Tribune. Il brasiliano ha iniziato la sua carriera all’Athletico Paranaense per poi trasferirsi, a soli 20 anni, allo Shakhtar Donetsk in Ucraina. Una buona opportunità per mettersi alla prova come calciatore, ma anche per guadagnare di più: “Non sapevo nulla del calcio europeo, figuriamoci dell’Ucraina. All’epoca stavo andando bene all’Athletico Paranaense, ma ero ancora solo un ragazzino di Londrina con quasi nessuna esperienza del mondo esterno. Ricordo una volta quando andammo a giocare nella Copa Libertadores in Colombia, il club ci pagò una rata giornaliera di $ 30. Dollari americani! È stato un grosso problema per noi. Non avevamo mai visto così tanti soldi”.
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Fernandinho e l’arrivo in Europa: “Nascondevo i soldi nella pentola a pressione”
Poi è arrivata l’offerta dello Shakhtar. Fernandinho si traferisce in Europa, ma non ha neanche un conto in banca. Il club quindi paga i suoi match bonus in contanti. Il giocatore è così costretto a trovare una soluzione per nasconderli: “L’Athletico Paranaense con i soldi che ha ricevuto è riuscito a rinnovare il centro di allenamento. Io alla fine del primo mese in Ucraina, non avevo ancora un conto in banca e il club ha pagato i miei match bonus in contanti. Enormi mazzette di denaro. Per un bambino che pensava che 30$ fossero tanti, è stato pazzesco. All’epoca stavo in un hotel e non sapevo cosa farne. Le ho mostrate a mia moglie e alla fine lei le ha avvolte in un asciugamano e le ha nascoste nella nostra pentola a pressione. Mi ha detto ‘qui nessuno li troverà. Gli ucraini non sanno nemmeno cosa sia una pentola a pressione’”.
Fernandinho ha poi aperto un conto in banca e ha trascorso otto anni in Ucraina, prima di trasferirsi a Manchester, dove, recentemente, è stato votato capitano del club. Un ruolo che ricopre con grande dedizione: “All’inizio di questa stagione, dopo la partenza di David Silva, sono stato votato capitano del club. È un grande onore. Tutti i giocatori e lo staff votano, non solo Pep. Il ruolo di capitano in Inghilterra è molto diverso da quello che è in altri paesi, come il Brasile. Adesso ho molte nuove responsabilità. Tante cose legate alla programmazione e alla disciplina. Non avete idea. Ora sono responsabile delle multe del club, come quando qualcuno usa il telefono in terapia fisica, per esempio. Ma è un lavoro davvero fantastico e un onore incredibile in un club come il City, dove gli standard sono così alti, e non lo prendo alla leggera”.