Aurelio De Laurentiis si gode la fin qui stratosferica stagione del suo Napoli, con i partenopei primi con ampio margine in campionato e con più di un piede nei quarti di finale di Champions League. Ma se da una parte il patron azzurro è radioso per il rendimento della squadra, dall’altro non esprime felicità per la politica attuale del mondo del calcio. Intervenendo a Radio24, alla trasmissione tutti convocati, l’imprenditore ha esposto tutte le sue critiche, e anche molte idee innovative.
La rivoluzione di De Laurentiis
“Il calcio perde colpi – ha esordito De Laurentiis – perché c’è un gioco al massacro. Il calcio è superato. L’Europa come il Sudamerica sono continenti antichi e superati. Gli Stati Uniti sono un paese giovane e vanno sempre un passo avanti. Quando mi davano del visionario ridevo. Bisogna pensare alla logica dell’economia. Siamo sempre schiavi del vecchio. Siamo responsabili dell’allontanamento dei giovani da questo sport estremamente vecchio. Poi col Covid si gioca in estate e ci sono le interruzioni ogni dieci minuti e poi siamo stati il primo paese dove è stato introdotto il Var. Ma non basta“, ha continuato il patron dei partenopei.
Superlega? No, Supercampionato
Secondo il presidente del Napoli le coppe concepite dalla Uefa sono superate: “Ma chi se ne importa di viaggiare per la Conference o l’Europa League? Ma nessuno ne vuole parlare. Questo calcio non funziona ed è morto. Chi lo gestisce non ha interesse a farlo lievitare”, ha spiegato.
De Laurentiis ha la sua proposta: “Superlega? Lo dissi ad Agnelli che voleva farlo per un gruppo di club come fossero un élite. Per me è sbagliato fare le competizioni attuali per far incassare alla UEFA soldi che non si sa che fine fanno. Mettiamo un miliardo sul tavolo e facciamo un campionato europeo ma senza quelle palline coi sorteggi sbagliati. Le prime sei di un campionato importante o la prima di un campionato minore devono giocare gare secche contro tutti”.
Infine sul bando per i diritti tv: “È la più grossa stronzata del mondo perché nessuno ha mai avuto il coraggio di dire come si è permessa la Melandri di diminuire la produttività del calcio e limitare le nostre possibilità di gestione dell’impresa“, ha tuonato concludendo.