Sembrano lontanissimi i tempi in cui Andrea Agnelli veniva incensato da più parti per l'impeccabile gestione della Juventus e per la sua lungimirante visione del prodotto calcio. Dalla tanto criticata idea Superlega, fino alle recenti inchieste sul club bianconero che lo hanno portato a dimettersi, il declino dell'ormai ex presidente sembra inarrestabile. E dall'impietosa inchiesta del Guardian emerge un ritratto del dirigente tutt'altro che lusinghiero...
L'inchiesta Guardian distrugge Agnell
Nel lungo articolo a firma Tobias Jones, l'autorevole quotidiano inglese, citando un'anonima fonte interna al club, ripercorre la storia recente di Agnelli e della Juventus, fino al caso plusvalenze e alla conseguente inchiesta Prisma che ha portato alle dimissioni in blocco dei dirigenti bianconeri. "Secondo varie fonti che mi hanno parlato in condizione di anonimato, il posto di lavoro è sempre stato disfunzionale. 'Agnelli pensa di essere un visionario', mi ha detto un ex dirigente, 'ma è un sociopatico. Un completo maniaco del controllo'", ha scritto senza giri di parole il giornalista inglese.
Il fallimento della Superlega
Secondo l'inchiesta del Guardian è stato un fattore prettamente economico a spingere Agnelli a buttarsi a capofitto nel progetto Superlega: "Con un prestito di 3,5 miliardi di euro da JP Morgan da dividere tra i club, il piano avrebbe spazzato via all'istante i problemi di liquidità della Juve". Poi tutti sanno com'è andata a finire. La chiosa finale poi, è impietosa: "L'interpretazione più generosa della caduta di Andrea Agnelli è che, nonostante i suoi migliori sforzi, è rimasto un dilettante in uno sport che ora è popolato da professionisti. Una meno generosa (...) è che le sue soluzioni hanno solo portato il suo club più nel fango".