Quando si sente parlare di Cedric Gondo non si può rimanere indifferenti. Questo vale soprattutto per i più nostalgici di noi.
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Il nome Cedric Gondo a molti di noi rievoca splendidi ricordi: la fretta di uscire da scuola, le corse per arrivare a casa in tempo, i pasti trangugiati di fretta per piazzarsi sul divano davanti a MTV per vedere il mitico programma “Calciatori: giovani speranze“, documentario sui calciatori del vivaio della Fiorentina. Nell’eccezionale cast della serie, oltre al mister Leonardo Semplici (oggi sulla panchina del Cagliari), troviamo altri profili di spicco: Federico Bernardeschi (anche se non compare quasi mai davanti alle telecamere), Alan Empereur (ex Verona, campione della Libertadores in Brasile), Kenneth Zohore (che oggi gioca in Inghilterra ed è il cugino di Drogba), Leonardo Capezzi (che ha assaggiato la Serie A con le maglie di Samp e Crotone) e, appunto, Cedric Gondo.
Genio e sregolatezza: perché il pubblico ama(va) Cedric Gondo
Il bello di questo programma, che ha catturato moltissimi teenager del primo decennio degli anni 2000, era la possibilità di vedere i calciatori nella loro quotidianità. La cosa interessante era la contrapposizione tra l’impegno per diventare professionisti e realizzare un sogno, e l’energia, spesso confusionaria, di ragazzini di 14/15 anni che dopo un assaggio di fama (comprensibilmente) si “gasavano” perdendo il contatto con la realtà. Tra tutti, uno dei più vivaci era Cedric Gondo: talento cristallino, gol a valanghe, carattere “fumantino” e personalità estrosa dentro e fuori dal campo. Gondo era entrato nel cuore di tanti ragazzini perché rendeva in modo perfetto e genuino la doppia dimensione del ragazzo-calciatore: non solo calcio, ma anche scuola e amicizie, che spesso lo portavano a picchi di felicità alternati a momenti di sconforto. Ed è proprio questa dimensione psicologica che ha portato il ragazzo in cima alla classifica dei personaggi preferiti della serie.
Una maturità raggiunta: è questa la dimensione di Cedric?
Nella serie tv spesso a Gondo veniva ribadito che il suo talento non sarebbe bastato per sfondare nel mondo del calcio. Sarebbero serviti anche maturità, dedizione e sacrifici. Mister Semplici ha sempre creduto in lui. Nonostante qualche scivolone e qualche bravata dentro e fuori dal campo, possiamo dire che l’allenatore oggi ha vinto la sua scommessa. Gondo, infatti, dopo tanti anni di gavetta in Serie D e Lega Pro, oggi è uno dei giocatori chiave della Salernitana, compagine che sta lottando per conquistare la promozione diretta in Serie A. A 24 anni, infatti, il ragazzo sembra aver raggiunto la maturità trovando la sua dimensione. Quello che è cambiato non è il talento, che è rimasto sempre ottimo, ma il modo di gestirlo. La crescita di Gondo come persona e come calciatore ha portato il ragazzo a saper gestire quel dono naturale che nei primi anni di carriera sembrava quasi “indomabile“. Tutti i ragazzini che passavano il pomeriggio davanti a MTV facevano e fanno ancora il tifo per Gondo. Talento cristallino che era una delle massime espressioni della frase “genio e sregolatezza“. E, a 24 anni, Cedric non sembra più essere una giovane speranza, ma una piacevole certezza.