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José Mourinho compie 60 anni: 10 curiosità sul tecnico portoghese

bomber story26/01/2023 • 17:10
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Quella di José Mourinho è una delle figure più iconiche della storia del calcio. Tra vittorie leggendarie e aneddoti singolari, l’attuale tecnico della Roma ha sempre fatto parlare di sé dentro e fuori dal campo. Se da allenatore, infatti, è riuscito a conquistare ben 26 trofei tra campionati, coppe nazionali e coppe europee (tra Porto, Inter e Roma: due Champions, due coppe Uefa/Europa League e una Conference League), anche fuori dal campo il tecnico portoghese ha sempre fatto sentire il suo peso, tanto da meritarsi il soprannome Special One. Di seguito 10 curiosità sul Mago di Setúbal, altro appellativo conferitogli nel corso della carriera.

Nove anni di imbattibilità casalinga

Una curiosità, questa, relativa al campo ma probabilmente non celebre alla pari dei suoi trofei. José Mourinho è infatti rimasto imbattuto, nelle partite casalinghe, per oltre 9 anni. Striscia di imbattibilità iniziata sulla panchina del Porto, il 23 febbraio 2002, e interrotta dallo Sporting Gijon il 2 aprile 2011, quando il tecnico lusitano era alla guida del Real Madrid.


Il cesto della biancheria

Si tratta di un escamotage che José Mourinho ha attuato in due occasioni, relative alle sue due avventure sulla panchina dei Blues. Da tecnico del Chelsea, nel 2005 e nel 2015, il portoghese si è infatti reso protagonista di due curiosi episodi. Squalificato nel 2005 per il match di Champions League contro il Barcellona e, nel 2015, contro lo Stoke City, all’intervallo Mourinho entrò nello spogliatoio (dove gli era precluso l’ingresso causa squalifica) nascosto nel cesto della biancheria. Uno stratagemma utilizzato per dare indicazioni ai suoi in vista del secondo tempo.

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José Mourinho ai tempi del Chelsea

Professor Mourinho

Da giovane Mourinho tentò di intraprendere la carriera di calciatore con risultati, però, poco entusiasmanti. Pertanto, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, decide di diventare allenatore e, in tal senso, il primo passo lo compie laureandosi all’Instituto Superior de Educação Física di Lisbona. Inizia così la sua carriera da professore di educazione fisica e, in tal senso, circola un curioso aneddoto. Stando a quanto riferito da un ex alunno, pare infatti che molte ragazze, spesso abituate a saltare le lezioni di ginnastica, abbiano iniziato a frequentarle con costanza e passione perché ammaliate dal fascino di José Mourinho.

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Mourinho nelle vesti di professore di educazione fisica

Rockstar dell’anno

Nel 2011, quando era alla guida del Real Madrid, José Mourinho fu eletto Rockstar del año dalla rivista Rolling Stones (edizione spagnola). Un riconoscimento attribuitogli alla luce dei suoi “show” in conferenza e durante le partite.

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José Mourinho, eletto rockstar dell’anno nel 2011 dall’edizione spagnola di Rolling Stones

Mourinho, in questo senso, si è reso protagonista di episodi a dir poco iconici: “Io non sono pirla“, dichiarazione proferita nel giorno della sua presentazione all’Inter, “Milan e Roma finiranno la stagione con zero titulie la replica al duro sfogo di Piero Lo Monaco, ex dirigente del Catania: “Io conosco Monaco di Tibet, Bayern Monaco, se qualcun altro con questo nome vuole diventare famoso perché parla di me mi deve pagare”. Queste sono solo alcune delle frasi che, nella fattispecie in Italia, lo hanno reso celebre anche fuori dal campo.


L’arresto

Tra i gesti più noti di José Mourinho, figura sicuramente quello delle manette mimato durante Inter Sampdoria del 20 febbraio 2010, in riferimento a un arbitraggio (di Paolo Tagliavento) ritenuto pressoché discutibile. In manette, però, il portoghese ci è finito davvero: correva l’anno 2007 e il tecnico lusitano, di ritorno da un viaggio all’estero, si rifiutò di far vaccinare il proprio cane. Presa di posizione che si è tradotta in resistenza a pubblico ufficiale; risultato? Qualche ora in carcere prima di venire rilasciato con diffida.

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Il celebre gesto delle manette di Mourinho

L’addio al Benfica e l’approdo al Porto

Dopo 4 anni al Barcellona, in cui aveva ricoperto il ruolo di vice allenatore di Bobby Robson (del quale era già stato assistente allo Sporting Lisbona e al Porto) e Louis Van Gaal, nel settembre del 2000 gli viene assegnata la panchina del Benfica, sotto la presidenza di Eladio Parames. Tre mesi più tardi, alla luce del cambio di proprietà del club, Mourinho lascia il club di Lisbona. Quindi la parentesi all’União Leiria, nella prima parte della stagione 2001/02, con cui raggiunge il quarto posto in classifica al termine del girone di andata.

Nel mese di gennaio passa al Porto e il resto è storia. Tra mille perplessità, complice un bagaglio non esattamente colmo di esperienze nelle vesti di primo allenatore, Mourinho conquista prima il terzo posto in classifica e, nelle due stagioni successive, vince Coppa Uefa e Champions League. Lecito, in tal senso, chiedersi come sarebbe andata se, nel dicembre 2000, il classe ’63 di Setúbal non si fosse dimesso da tecnico del Benfica.

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La Champions League vinta con il Porto nel 2004

Il dito nell’occhio a Villanova

Nel bene e nel male José Mourinho ha spesso fatto discutere. In questo senso, però, l’episodio datato 17 agosto 2011 di buono ha davvero poco. Al Camp Nou, di scena la finale di ritorno della Supercoppa spagnola tra Real Madrid e Barcellona, vinta per 3-2 dai blaugrana dopo il 2-2 del Bernabeu. Nel finale, a bordo campo, si scatena una maxi rissa che coinvolge calciatori e membri dei due staff, tra cui lo stesso Mourinho.

A pochi secondi dal fischio conclusivo, in preda alla foga, l’allora tecnico dei blancos si è diretto verso l’indimenticato Tito Villanova (venuto a mancare il 25 aprile 2014), all’epoca vice di Guardiola, mettendogli un dito nell’occhio. Nella circostanza il portoghese venne multato di 600 euro e squalificato per 2 giornate, sanzione da scontare in Supercoppa di Spagna. Pertanto, l’anno successivo, Mourinho non avrebbe potuto guidare i suoi in panchina nel remake della stagione precedente ma, in tal senso, la Federcalcio spagnola revocò la squalifica concedendo all”ex Inter una sorta di indulto.


Due anni e mezzo in albergo

Nel corso della sua esperienza sulla panchina del Manchester United, durata due stagioni e mezzo (dal giugno 2016 al dicembre 2018), Mourinho ha abitato in albergo. Durante il periodo alla guida dei Red Devils, infatti, la dimora del portoghese era una suite del Lowry Hotel. In un’intervista al Daily Mail, lo Special One ha poi spiegato le ragioni di questa decisione: “Non ho voluto compare né affittare una casa perché avrei dovuto pulire, stirare e cucinare e io non sono capace, so preparare soltanto uova e salsicce. In hotel ero davvero felice, c’era tutto quello di cui avevo bisogno”.

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La suite che ha ospitato Mourinho a Manchester

La fede cattolica

José Mourinho si è sempre dichiarato cattolico e, in tal senso, è forte in lui il legame con Fatima, dove si reca in pellegrinaggio una volta l’anno. In questa direzione, il tecnico della Roma considera il Natale una festività importante dal punto di vista spirituale. In un’intervista di alcuni anni fa aveva dichiarato: “Molti pensano che io sia superstizioso perché mi vedono stringere il crocifisso in panchina ma non è così, sono credente. Sono molto devoto alla Madonna di Fatima, la prima volta andai al santuario con mia madre e da allora il 13 maggio è diventato un giorno molto importante per me e per la mia famiglia”.

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Mourinho incontra il cardinale Tolentino in Vaticano

La famiglia di Mourinho

A proposito di famiglia, quella di Mourinho è per lui uno dei tasselli fondamentali della sua quotidianità. Il classe ’63 di Setúbal è sposato dal 1989 con Matilde Faria, unione dalla quale nel 1996 è nata la primogenita della coppia, chiamata con il nome della madre, e nel 2000 il secondo figlio, chiamato invece come il papà. Matilde Faria Mourinho Felix e José Mario Faria Mourinho Felix hanno dunque preso per intero i nomi dei genitori. Un legame saldo con la famiglia: fattore che probabilmente, negli anni, ha inciso in maniera concreta sul suo carattere e sulla sua personalità.

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La famiglia Mourinho al completo

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Tags :Inter

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