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Lo Scudetto del Napoli secondo Renica: "Osimhen simbolo, ma Maradona è stato trascinatore"

bomber story08/06/2023 • 13:09
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Renica-e-Maradona

Per immaginare l’importanza di un giocatore unico nel suo genere come Diego Armando Maradona, basta pensare a quello che - spesso - si dice della famiglia, soprattutto in un posto dai legami viscerali come Napoli: "Va bene tutto, ma la mamma è sempre la mamma". Ecco, per i partenopei "Maradona è sempre Maradona", senza se e senza ma, anche di fronte al ritorno al trionfo di un gruppo che a 33 anni di distanza dall’ultima volta ha regalato una gioia incontenibile alla città, tocca fare dei distinguo, a partire da chi come Alessandro Renica nella seconda metà degli anni ’80 si è goduto i trionfi di un team targato Maradona.

Per la felicità dei tifosi del Napoli, sempre accanto alla loro squadra, seguendola dal vivo o tramite VPN. Quindi, dicevamo di Renica e delle differenze notate dall’ex calciatore tra i due successi conquistati dal Napoli. L’ex giocatore partenopeo, in una lunga intervista ha parlato in questa maniera rispetto agli Scudetti vinti più di trent’anni fa: "Innanzitutto il Napoli del 1986-87 poteva contare sul giocatore più forte al mondo ovvero Diego Armando Maradona.

Oggi Osimhen è l’uomo simbolo del Napoli, ma Diego non solo è stato il più forte al mondo ma anche un trascinatore solitario. Inoltre il Pibe de Oro era l’unico straniero in gruppo, ma ovviamente parliamo di un’altra era calcistica con regole assai diverse dai giorni nostri. Quest’anno invece, la banda Spalletti ha dimostrato di essere forte come collettivo. Osimhen ad esempio, quando è mancato, è stato sostituito egregiamente da Simeone che non ha fatto rimpiangere la sua assenza, tutt’altro. Nel Napoli del terzo scudetto tutti si sono rivelati utili ma nessuno indispensabile, la stessa cosa non si può dire certo per un giocatore come Maradona".

La forza del Napoli di Spalletti sta nei dati e nei numeri di un successo unico

Sono tanti i primati che il Napoli di Spalletti può vantare, a partire dalle 11 vittorie consecutive in una singola stagione che hanno permesso ai partenopei di fare il vuoto alle loro spalle e di preparare con calma una festa a quel punto annunciata. Un altro dato è impressionante: il 78.13% di vittorie, che ben racconta l’atteggiamento da schiacciasassi di un gruppo che non ha lasciato niente al caso. 

Anche senza avere un Maradona a disposizione insomma, le cose hanno funzionato per il meglio. Una consapevolezza talmente tanto diffusa nel gruppo che non c’è stato bisogno neanche del fattore campo: che vuol dire? Basta dare uno sguardo alla percentuale di vittorie in trasferta: 87.5%, con la “frenata” nella parte conclusiva dell’annata calcistica soltanto perché l’emozione e la disabitudine a fare la storia hanno portato a degli errori che non si erano visti per oltre sei mesi. Comunque, il risultato ottenuto non lascia dubbi: il Napoli è diventato campione d’Italia non a caso.

La festa di Napoli e dei napoletani che è andata oltre la scaramanzia

Renica ha poi sottolineato un particolare non da poco, che spiega quanta sia stata la consapevolezza di un gruppo che ha saputo dominare: "Da gennaio, i tifosi napoletani hanno esorcizzato la scaramanzia non soltanto festeggiando molto prima lo scudetto, ma anche trovando delle similitudini tra quel periodo e questo attuale: sia Corrado Ferlaino che Aurelio De Laurentiis hanno aspettato 18 anni per portare il Napoli alla conquista del primo tricolore; sia Ottavio Bianchi che Spalletti hanno vinto al loro secondo anno in panchina con i partenopei; nelle due annate il club campano ha sempre perso la prima gara dopo la sosta natalizia; entrambe le stagioni concluse col minor numero di sconfitte e maggior numero di vittorie". Insomma, dei punti di contatto - nonostante Maradona - ci sono eccome.

 

Redazione
Tags :Napoli

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