I derby non sono mai partite come le altre, specie quelli della Capitale. Vincere un derby significa vivere mesi da re in città, padroneggiarsi come i migliori e poter cantare sulle ceneri dei propri avversari. Perdere invece è quasi la fine del mondo, sia per i giocatori che per i tifosi. O almeno un tempo era così.
A questa atmosfera si aggiungono due fatti, uno per parte, che cambieranno per sempre la storia di Lazio e Roma - e di questo derby, quello del 10 marzo 2002 valido per la 9^ giornata del girone di ritorno di Serie A.
Da una parte un certo Gabriel Omar Batistuta, uno dei più forti attaccanti al mondo in quel momento, che poche ore prima del match scopre di esser destinato alla panchina: Capello gli ha preferito Montella. La reazione dell'argentino? Disertare il derby, senza neanche presentarsi in spogliatoio. Dall'altra invece il protagonista è Alessandro Nesta, allora capitano dei biancocelesti, a cui più o meno nello stesso momento viene riferito che non farà più parte della Lazio del futuro. Lui, simbolo e leader che sanguina biancoceleste, è stata praticamente venduto alla Juventus (poi andrà al Milan) per motivi economici. Inutile dire che quella partita per Nesta fu un grande buco nero.
Lazio-Roma 1-5, il racconto del match
Con le suddette premesse, in un Olimpico stracolmo, comincia il derby della Capitale tra la Lazio di Zaccheroni (priva di alcuni uomini chiave) e la Roma di Capello (con tutti i titolari al completo, Bati escluso).
Fin dai primi minuti però si nota come in casa biancoceleste la notizia di Nesta abbia scosso l'intero ambiente. Dopo appena 12 minuti infatti, Montella sigla il vantaggio: bel colpo di testa sul perfetto cross dalla sinistra di Candela. Alla mezz'ora la squadra di Capello raddoppia: Totti semina il panico nella difesa avversaria e scaraventa un gran destro dal limite sul quale Peruzzi si distende, ma Montella è il più lesto ad arrivare sulla ribattuta e a spingere dentro il pallone in spaccata. Ancora una volta, l'attaccante della Roma anticipa a meraviglia Nesta, che rimane incredulo con le mani nei capelli. Pochi minuti dopo poi, l'Aereoplanino cala il tris: l'attaccante sguscia ancora alle spalle del difensore ed infila di testa sotto l'incrocio.
Un irriconoscibile Nesta viene quindi sostituito all'intervallo: la decisione della società gli ha letteralmente tagliato le gambe, privandolo di una carriera con la maglia dell'unico club che abbia mai realmente amato. Nella ripresa la squadra di Zaccheroni cerca di reagire e inizialmente ci riesce anche con un gran tiro dalla distanza di Stankovic che accorcia il punteggio, ma è solo un lampo in una notte buia e tempestosa.
La Roma si riprende e risponde immediatamente alla Lazio, ancora una volta con Montella che diventa così il primo ed unico giocatore a segnare ben 4 gol nel derby della Capitale: sinistro potente da fuori area per il centravanti, che buca ancora il portiere biancoceleste. Il 10 marzo 2002 è la notte dell'Areoplanino allo Stadio Olimpico.
Derby finito? Quasi. Perché c'è tempo per il colpo di grazia, la beffa delle beffe, il gol che brucia più di tutti: quello del capitano giallorosso, Francesco Totti. E chiaramente non poteva essere una rete banale: il numero 10 della Roma regala una vera e propria perla ai suoi spettatori, superando Peruzzi con un improvviso e dolcissimo pallonetto dal limite dell'area. 5-1 per la Roma e via ad esultare sotto la curva con la terza maglietta con dedica nella storia dei derby: Totti scrive "6 Unica", rivolgendosi in parte ovviamente alla sua Roma ed in parte ad Ilary Blasi, sua compagna dell'epoca.
La Lazio crolla e perde definitivamente Nesta. La Roma invece vola in vetta alla classifica con i colpi di Totti e dell'Aereoplanino Montella.
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