Milanista da piccolo, interista da grande. La carriera e la vita di Beppe Bergomi lo hanno portato a un "cambiamento" della propria fede calcistica: da bambino e tifoso rossonero, a bandiera e leggenda nerazzurra. Questo è uno degli argomenti che lo Zio ha trattato in un'intervista a Sportweek per celebrare i suoi sessant'anni, che compirà il prossimo 22 dicembre.
Bergomi: "Ero milanista, mai avuto problemi a dirlo"
Nel corso della chiacchierata, Bergomi ripercorre tutta la sua carriera, a partire da quando era un ragazzino milanista che giocava nella Settalese, la squadra del suo paese: "Sì, ero milanista: embé? Mai avuto problemi a dirlo. Mio papà era milanista, l’ottanta per cento dei settalesi tifava Milan. Oggi all’Inter ci sono una decina di italiani: Dimarco è nato interista, ma gli altri? Se fosse stata una malattia, sarei stato male quando il Milan mi scartò perché avevo i reumatismi nel sangue. Drammi? Zero: non avevo dolori e soprattutto potevo continuare a giocare a pallone, con i miei amici e nella Settalese".
Bergomi racconta la svolta della sua carriera: il passaggio all'Inter
Nel corso degli anni, poi, è cambiato tutto. Bergomi è entrato nel settore giovanile dell'Inter, è diventato il capitano e infine una vera e propria leggenda nerazzurra: 20 stagioni in prima squadra e secondo all-time per presenze nel club, dietro solo a Zanetti. Un lungo viaggio partito da lontano: "Da Treviglio arriva un osservatore e mi segnala all’Inter: mi volevano anche la Juve e il Milan, ma vado a fare un provino a Rogoredo e lì comincia tutto, comincia la mia carriera. Torno a casa e dico a mia mamma: “Io vado all’Inter”. Mi era piaciuto tutto di quell’ambiente, avevo sentito il cuore battere quando Anselmo, il magazziniere, mi aveva consegnato la borsa".
