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Fagioli racconta i lati più oscuri della ludopatia: "Stavo anche 12/13 ore davanti al telefono"

Nel documentario Fragile di Amazon Prime, il centrocampista della Juventus ha raccontato tutta la sua storia
calcio italiano26/11/2024 • 13:58
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Una brutta vicenda, che ha rischiato di compromettere seriamente la sua carriera. Ma che ora Nicolò Fagioli si è messo alla spalle. La ludopatia e il gioco d'azzardo rappresentano il passato per il centrocampista della Juventus, che ha raccontato la sua storia in prima persona a Fragile, il documentario di Amazon Prime incentrato sulla storia del giovane bianconero. 

Fagioli: "Mi alzavo alla mattina con la voglia di andare a scommettere"

Come riportato da TuttoSport, Fagioli ha svelato diversi particolari: "Ho iniziato a giocare qualche scommessa con gli amici quando avevo 16 anni. Era un modo stupido per passare il tempo. Negli anni è peggiorata perché ha iniziato a essere sempre più frequente perché poi mi alzavo con la voglia di andare a scommettere. In U23 ho iniziato a giocare più soldi del normale. All'inizio non giocavo per vincere soldi ma per l'adrenalina che mi dava. Quando ero alla Cremonese avevo preso il Covid e mi era durato 25 giorni e stavo molto tempo in casa. In quel periodo era diventato tutto automatico farlo, ho iniziato a capire che potevo avere qualche problema. Sono andato al SERT per parlare con qualcuno che si occupasse di gioco d'azzardo per due o tre volte, ma non mi sembrava molto utile a me stesso".

Fagioli: "Continuavo a scommettere sempre più soldi"

Il centrocampista ha poi proseguito: "Pensavo di non aver bisogno di persone specializzate per uscire da questa cosa. Ho iniziato a capire che poteva esserci qualcosa di pesante nei miei confronti a settembre del 2022, nella stagione in cui sono tornato alla Juve dalla Cremonese. Continuavo a sfuggire dai problemi e anche le somme che scommettevo erano sempre più grandi così come i problemi. Non volevo ammetterlo a me stesso e sono andato avanti 6-7 mesi. Ogni tanto vincevo ma ripagavo quel che perdevo. Nel momento più brutto facevo anche 12-13 ore attaccato al telefono, non me ne accorgevo proprio. Sembrava una bolla con me stesso, mi parlavano e dopo un'ora mi ero scordato cosa mi avevano chiesto o detto".

 

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Redazione
Tags :MILAN

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