Ibra è spalle al muro, attacchi trasversali per il "boss". Caressa: "Deve capire che non è più un calciatore"

Zlatan Ibrahimovic, autodefinitosi il "boss" del Milan, è oggetto di attacchi trasversali da stampa e addetti al lavori. Caressa e Biasin, tra gli altri, mettono in dubbio le sue capacità dirigenziali
calcio italiano20/09/2024 • 12:30
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Il momento delicatissimo del Milan, che dopo 4 giornate di campionato si ritrova con appena 5 punti ed è stato schiantato dal Liverpool all'esordio casalingo in Champions League, continua a far discutere e non solo per quanto riguarda la traballante situazione dell'allenatore Paulo Fonseca, che domenica sera nel derby contro l'Inter avrà probabilmente l'ultima chance di mantenere il proprio posto.

 

A scatenare il dibattito è anche la questione legata a Zlatan Ibrahimovic, che proprio prima della gara contro i Reds ha rilasciato una quantomeno bizzarra intervista in cui si è autodefinito il "boss" dei rossoneri, dando vita poi ad un botta e risposta piuttosto piccato con Zvonimir Boban. La posizione dello svedese non appare più così salda, e le voci che arrivano da Milanello parlano di un Cardinale pronto a dargli il benservito. Giornalisti e addetti ai lavori stanno esprimendo la propria opinione sull'operato dell'ex attaccante, con posizioni spesso convergenti: ecco il pensiero di Fabio Caressa e Fabrizio Biasin.

Ibra sotto attacco: il giudizio di Caressa e Biasin

Il conduttore e telecronista di Sky ha espresso sul proprio canale YouTube una serie di dubbi sull'Ibra-dirigente: "Si sono scagliati tutti contro Ibrahimovic, lui doveva parlare dopo la gara non prima. Hai detto che sei il boss ti devi prendere la responsabilità. Faccio delle considerazioni industriali sulla sua comunicazione: lui può dire che è il boss, però è importante che siano chiari i ruoli. Gli deve essere data una carica in cui si capisca che è il boss. Io credo che sia positivo che si prenda la responsabilità, ma lo ha espresso in maniera troppo aggressiva", 

 

"Il primo consiglio che do al Milan è dargli una carica nell’organigramma. Se uno nasce leone non muore gattino, ma come dirigente deve imparare. Se lui accetta di migliorarsi può essere l’uomo che può imporre determinate cose per la sua esperienza. Il suo modo di essere leader deve essere adeguato al suo ruolo, non può comportarsi ancora come fosse un calciatore".

 

Più dura la posizione di Biasin, che nel suo editoriale su TMW non ci è andato troppo leggero: "Secondo me Ibra in questo momento è il problema, perché ha dato l’ok per prendere un allenatore che a quanto pare è inadeguato. Perché è sparito e qualcuno prima o poi ci dirà perché ma è sparito. E chi si autodefinisce plenipotenziario di una società così importante non può sparire mai. Io penso che lui conti moltissimo ed è quello che teoricamente dovrebbe risolvere i problemi, che parla dopo la partita e non prima".

 

"Se lui dice “io sono il leone” e poi il leone non c’è… Io penso che lui sia molto importante nel Milan ma non sia all’altezza del compito che gli è stato affidato. Ma minimamente. Perché non ha la preparazione minima. Ha iniziato tardissimo a giocare a calcio e iniziato prestissimo a fare una cosa così enorme come guidare una società così importante. Questo è un grosso problema per il Milan perché non ha un altro che può fare questo".

 

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