Ospite all'evento de Il Foglio a San Siro, Giuseppe Marotta non si è nascosto: il numero uno nerazzurro ha offerto una panoramica totale su un’Inter in corsa su tutti i fronti, decisa a zittire chi la dava già per spacciata.
"Falliti? Ma per favore…"
Nessun giro di parole quando si tocca il tema caldo dei conti: “'Falliti' è una parola che non esiste nel nostro vocabolario. C’è troppa leggerezza in giro. Abbiamo un bond che controlliamo perfettamente, paghiamo tutto e non abbiamo pendenze. Altro che fallimento: questa è una leggenda metropolitana che nasce dalla solita cultura italiana dell’invidia".
Da Zhang a Oaktree: come cambia il modello Inter
Senza clamore, ma con un’identità chiara. Marotta spiega il nuovo assetto post-Zhang: “Oggi ci confrontiamo con un fondo, non con una persona sola. La presenza è quotidiana, silenziosa ma concreta. Hanno competenze e ci danno fiducia. È un modello moderno, fatto di deleghe e specializzazione”.
Dopo Juve, Milan e Atalanta, anche l’Inter avrà la sua seconda squadra: “È un progetto che sposo in pieno. L’ho avviato ai tempi della Juve. È fondamentale colmare il vuoto tra Primavera e prima squadra. Stiamo solo aspettando l’ok per l’ingresso in Lega Pro. L’idea è giocare a Monza e allenarsi a Interello”.
Obiettivo poker: “Ma non abbiamo vinto nulla”
Dopo la vittoria a Monaco contro il Bayern l’ambizione cresce, ma Marotta tiene i piedi per terra: “Siamo favoriti, ma nulla è scritto. Non dobbiamo abbassare la guardia. Giocare col Cagliari come se fosse il Bayern: è questo che stiamo insegnando ai ragazzi”.
Stoccata sul caso Paratici
Sulla presunta ostruzione del passaggio di Paratici al Milan, Marotta sorride amaramente: “Un’altra favola metropolitana. Come potrei mai influenzare il Milan? Se venisse davvero, sarei solo più motivato… e anche un po’ più incazzato”.
Il Mondiale per club e il calendario da sistemare
L’Inter ci sarà al nuovo format FIFA, ma Marotta lancia un appello chiaro: “Rischiamo 60 partite in una stagione. È ora di ridurre la Serie A a 18 squadre. Così è insostenibile. Serve un calendario più armonico. Se vogliamo crescere, dobbiamo cambiare”.
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