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Gazzetta rivela un retroscena decisivo per l'assoluzione di Acerbi: "Juan Jesus troppo ingenuo con Chinè"

Sono passate quasi due settimane da quell'Inter Napoli diventato famoso per la querelle Acerbi-Juan Jesus. Il difensore nerazzurro è stato assolto, mentre quello azzurro continua a ribadire di aver ricevuto una grave offesa razzista. La Gazzetta dello Sport rivela cos'è successo nella videocall col procuratore federale della FIGC Chinè.
calcio italiano28/03/2024 • 09:30
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Sono passate quasi due settimane da quell'Inter Napoli diventato famoso per la querelle Acerbi-Juan Jesus. Il difensore nerazzurro è stato assolto, mentre quello azzurro continua a ribadire di aver ricevuto una grave offesa razzista. La Gazzetta dello Sport rivela cos'è successo nella videocall col procuratore federale della FIGC Chinè.

Acerbi troppo ingenuo

Il Napoli ha comunicato pieno supporto al suo calciatore e sabato contro l'Atalanta scenderà in campo con la scritta sulla maglia "io sto con Juan Jesus". Mentre il brasiliano pondera se adire per vie legali denunciando Acerbi, la Gazzetta dello Sport rivela il diverso approccio che hanno avuto i due calciatori durante la video call col procuratore. Scrive la rosea:

 

I confronti con il capo della Procura Figc Giuseppe Chinè sono stati molto diversi. L’interista si è collegato da Appiano Gentile con accanto l’a.d. Beppe Marotta e il legale del club Angelo Capellini. Con quest’ultimo Acerbi ha passato diverso tempo tra il suo rientro dal ritiro della Nazionale e l’audizione. Ore passate a studiare la migliore strategia difensiva, che ovviamente partiva dal negare ogni parola discriminatoria, ma che ha permesso al giocatore di essere pronto a rispondere ad ogni domanda di un magistrato esperto come Chinè, di certo a caccia di possibili contraddizioni nella ricostruzione. Insomma, Acerbi era decisamente preparato. Juan Jesus molto meno. Il giocatore ha voluto compiere questo percorso da solo, appoggiandosi unicamente al suo agente Roberto Calenda, senza ritenere necessaria l’assistenza di un legale del Napoli. Probabilmente era talmente convinto della sua verità, talmente certo che non avrebbero fatto alcuna fatica a credergli, da affrontare l’audizione a cuor leggero. Un’ingenuità buona, che dal punto di vista umano non può che essere apprezzata, ma quando ci sono di mezzo codici e avvocati è meglio essere molto attenti. Di certo gli è stato chiesto se non ci fosse un compagno in grado di confermare la sua versione. Lui probabilmente non si era neanche impegnato più di tanto a cercarlo (un avvocato ci avrebbe senza dubbio lavorato) e ha candidamente detto di no.

Fabrizio Piepoli

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