Rialzare la Juve, portarla in Champions e magari conquistare anche la riconferma per la prossima stagione. È questa la triplice missione di Igor Tudor in queste ultime nove partite di campionato. Il tecnico croato, chiamato da Giuntoli per sostituire l'esonerato Thiago Motta, si è presentato in conferenza stampa. Ecco le sue prime parole da allenatore della Signora, alla terza parentesi - dopo quella da calciatore e quella da vice di Pirlo nel 2020/2021 - in bianconero.
Giuntoli: "Faccio chiarezza sul mio rapporto con Motta. Tudor rimarrà fino al Mondiale per club incluso, poi si vedrà"
La conferenza inizia con un'introduzione del direttore tecnico Cristiano Giuntoli: "Volevo cominciare ringraziando Thiago Motta e tutto il suo staff, per il grande impegno profuso in questi mesi. Volevo fare anche chiarezza sul mio rapporto con Thiago, che è un grande rapporto e rimarrà tale, di rispetto e stima reciproca. Credo fortemente che possa fare l’allenatore a grandi livelli e gli auguro tutto il bene. Tornando alle mie parole nel post-gara di Firenze, durante la pausa delle nazionali ci siamo presi un po’ di tempo per riflettere e per rivedere le ultime gare: abbiamo deciso che fosse meglio dare una sterzata. La nostra scelta è ricaduta subito su Tudor, non soltanto per l’esperienza in bianconero, che lo aiuterà a integrarsi meglio nell’ambiente, ma anche per le sue qualità tecniche e morali. Tudor rimarrà con noi fino alla fine della stagione, Mondiale per Club incluso. Poi ci sederemo a un tavolo, ma la speranza è di continuare insieme. Noi crediamo che la squadra possa ottenere grandi risultati, siamo molto fiduciosi per il futuro. Ci aspettiamo da subito una grande competitività".
Poi, la parola è passata a Tudor.
Come sono stati i primi giorni e come sarà il debutto all’Allianz Stadium?
"Innanzitutto voglio ringraziare tutti, dal direttore Giuntoli al club. È un onore allenare la Juventus. L’emozioni ci sono, la Juve è un club che vorrebbero allenare tutti. C’è grande voglia di lavorare e di fare bene. Questa è una squadra forte. Sappiamo il momento in cui siamo, ma non ci sono scuse. Io non ho mai cercato scuse, anzi: ho sempre accettato le sfide. Io cerco giocatori che si prendano le proprie responsabilità. Io parto da qui".
Vlahovic sarà un giocatore centrale?
"Vlahovic è un giocatore fortissimo, lo avevo già detto anche in qualche mia esperienza precedente. Sa fare gol, è veloce, ma è anche un leader e un trascinatore. Abbiamo parlato e mi ha detto che ha grande voglia di ripartire. Lui e Kolo possono giocare insieme dall’inizio, essere alternati oppure giocare a fianco uno spezzone di partita. Si può fare tutto. L’importante è avere giocatori forti, altrimenti non si può fare nulla".
Alcuni giocatori non hanno dato il massimo, come Koopmeiners e Yildiz. Come li vede e in quali ruoli?
"Quando un giocatore è forte, è facile trovargli un ruolo. Ho visto tutti i ragazzi dispiaciuti, perché quando un allenatore va via è anche responsabilità loro. Ma allo stesso tempo, li ho visti motivati e carichi per ripartire. Koopmeiners e Yildiz sono giocatori di qualità, in grado di fare gol. Starà a me trovargli la posizione giusta, in cui possono rendere di più e fare vedere che giocatori sono".
L’hanno definita in tanti modo, su tutti “Mr Wolf”, l’uomo che risolve i problemi.
"Sono tutte descrizioni che esagerano un po’. Ma non è tutto bianco o nero, c’è anche il grigio, nonostante noi siamo bianconeri… Come allenatore ho già avuto diverse esperienze, ho girato molte squadre. Io faccio le scelte con il cuore: se mi sento adatto, rispondo presente: se non lo sono, vado a casa. Si vive il momento, nella vita e soprattutto in questo lavoro. Avere un contratto lungo cambia poco: io spero di restare alla Juve dieci anni, ma io penso al presente. Il futuro non lo possiamo controllare".
Si è parlato di una Juve giovane, in cui forse è mancata leadership. Chi possono essere i leader e i trascinatori?
"Li ho conosciuti ieri, non posso dirti come sono le persone dopo poche ore. È vero che c’è la gioventù, ma è anche vero che è stata intrapresa una strada di cambiamento e sono stati cambiati tanti giocatori: a volte questo viene sottovalutato. Poi se sei alla Juve, a nessuno importa se sei giovane o vecchio: devi portare i risultati. Bisogna scegliere le persone giuste, che sanno fare il proprio lavoro. La vera forza della Juve è sempre stata quella di non sbagliare le persone. Bisogna prendere spunto dall’umiltà di Del Piero, Montero… Sia che si giocava in Champions o contro una squadra meno blasonata, c’era sempre una grande voglia di vincere. Questa è la Juve. Ho sempre provato a trasmetterlo alle squadre che ho allenato".
Chi sarà il capitano della Juve?
"Tutti devono prendersi delle responsabilità, tutti dobbiamo andare nella stessa direzione. Il capitano sarà Locatelli, che era già ora il capitano. Sono arrivato ieri, è giusto non stravolgere".
Su cosa punterà di più: aspetto tattico, mentale, fisico?
"Io credo si debba lavorare su tutto. Dobbiamo trovare sia spensieratezza che cattiveria e motivazioni. Dobbiamo lavorare su ogni aspetto e non trascurare niente, ma soprattutto andare forte".
Quale sistema di gioco utilizzerà?
"Ho giocato sia con la difesa a quattro che a tre, ho usato sia la marcatura a uomo che a zona. Bisogna trovare l’assetto giusto in base alla squadra che hai. Ma ciò che conta di più sono l’atteggiamento e il carattere".
In cosa sarà diversa la sua Juve? E come userà Koopmeiners?
"Non posso posso paragonare la mia Juve con quella precedente, io penso a fare il mio. La partita dev’essere la conseguenza di quello che facciamo in allenamento. Per ora abbiamo fatto poco, quello che però non dovrà mai mancare sarà lo spirito. Koopmeiners è un giocatore forte, che viene da grandi annate. Il mio compito è quello di farlo rendere al massimo e sono sicuro che lo farà".
La prima cosa che ha pensato quando l’ha chiamata la Juve?
"Non mi ricordo di preciso, di sicuro che fosse una bella cosa. Ai ragazzi ho già detto tante cose, che sono quelle che penso e che pretendo da loro".
C’è un momento preciso di quando eri giocatore in cui hai capito cosa significa la mentalità Juve?
"Ieri l’ho detto a Perin: quando sono arrivato ero un ragazzo giovane, c’era Zidane in spogliatoio. Stavo aspettando il mio turno per fare terapia sul lettino, arriva Zidane e mi sposto per lasciargli il posto. Ma lui mi prende e dice: “No, tocca a te”. Un altro episodio è con Del Piero. Ho buttato le calze a lavare senza girarle. Alex è intervenuto e mi ha detto: “Non ti costa niente girarle nel verso giusto, almeno il magazziniere ha un compito in meno”".
Dobbiamo aspettarci una Juve offensiva?
"Dobbiamo fare tutto. Io voglio gente che si diverta. La mia filosofia è quella di fare un gol in più degli avversari. Mi piace segnare, ma anche non prendere gol. Il lavoro dev’essere completo, sotto tutti i punti di vista. Questa è la mia direzione. Il calcio deve essere sempre più interessante, il mondo ormai è sempre più esigente".
Parliamo di Juve-Genoa: che partita si aspetta?
"Sono sicuro che sabato i tifosi ci supporteranno: i club si ama anche in questi momenti, e loro lo hanno sempre dimostrato. La gara sarà difficile, hanno un allenatore che sta facendo bene, loro sono una squadra pericolosa. Vieira è riuscito a trasmettere i giusti valori alla sua squadra".
Che idea ti sei fatto di Kolo Muani e Thuram?
"Ieri ho sentito Lillian Thuram e mi ha detto di dare subito uno schiaffo a suo figlio se fa qualcosa di sbagliato (ride, ndr). Kephren lo conosco da Nizza, è un giocatore forte. Kolo l’ho conosciuto ieri, anche lui è forte. Spero di utilizzarli al meglio già dalla prossima partita con il Genoa".
La prima impressione avuta dopo aver ritrovato la Juve?
"Nello spogliatoio percepisci sempre quello che pensano i giocatori. Poi ci sta parlare di cuore, ma non si vince con quello, altrimenti chiamiamo il più grande tifoso e vinciamo con lui. I giocatori sono sempre i protagonisti, sono loro che vanno in campo. Ma anche noi altri dobbiamo dare il massimo. I giocatori poi capiscono sempre tutto, percepiscono le cose: un allenatore perde o guadagna credibilità in base alle piccole cose e facendo le cose giuste".
In questa squadra manca il dna juventino?
"Ne ho già parlato tanto. Quello che conta è fare le cose giuste. Spero di essere stato chiaro".
Cos’ha “preso” dagli allenatori avuti alla Juve?
"Ho preso tanto, anche perché non ho avuto allenatori scarsi… Da Lippi ad Ancelotti, passando per Capello. È stata come una scuola di vita. Quegli anni lì mi hanno formato. Sono arrivato alla Juve da bambino e me sono andato maturo, da uomo".
I tanti gol presi da calcio piazzato.
"Io non voglio parlare di quello che c’era prima, non sarebbe neanche educato. Io penso a lavorare e a fare il mio. I calci piazzati sono molto importanti, lavoreremo parecchio su quello".
Ha sentito Lippi in questi giorni?
"È una persona che mi ha portato alla Juve, poi è andato via e poi è tornato. Quando penso a lui, penso alla Juventus: lui la rappresenta molto in tutto, dai modi di fare a tutto il resto. Gli voglio bene e sono molto legato a lui".
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