El Papu Gomez torna a parlare dell’Atalanta. Il neo campione del Mondo, oggi al Siviglia, è intervenuto nel podcast “Corner Talk” e ha parlato della sua esperienza a Bergamo. Il 34enne è arrivato in casa Dea nel settembre 2014 dal club ucraino del Metalist. Per il Papu si trattava della seconda avventura in Italia, dopo le 3 stagioni con il Catania, ma il suo rientro nel Belpaese all’inizio non è stato molto semplice. Poi, tutto è cambiato e per l’argentino, giocare con la maglia della Dea, è stata una gioia pazzesca. L’ex nerazzurro, però, ha un rimpianto.
Papu Gomez: “Che goduria la mia Dea, eravamo devastanti”
Il Papu ricorda il suo arrivo a Bergamo il 1° settembre 2014, ultimo giorno di mercato estivo. Un affare andato in porto all’ultimo secondo: “Ricordo ancora quando sono arrivato a Bergamo. C’era tantissima tensione perché i documenti dovevano essere tradotti dal russo e restava pochissimo tempo. Era l’ultimo giorno del mercato estivo del 2014 e avrei potuto scegliere fra l’Hellas, che aveva appena ceduto Iturbe, e l’Atalanta. Presi la via di Bergamo dopo l’addio di Bonaventura. Tornavo in serie A dopo una esperienza in Ucraina e ho trovato qualche difficoltà, anche perché con Colantuono faticavo a inserirmi nel 4-4-1-1 che aveva in mente. Poi arrivò Reja, mi consegnò le chiavi dell’Atalanta e mi fece sentire importante”.
Per l’argentino, giocare alla Dea è stato pazzesco: “La mia Dea l’ho vissuta dal 2016 al 2020. Ricordo ancora, giocare in quella squadra è stata una gioia pazzesca, una goduria, anche per chi è venuta a vederla. La nostra proposta di calcio era fra le migliori in Italia e in Europa. Quella squadra era devastante, aveva grandissima voglia di crescere e migliorarsi. Ci sentivamo forti ed anche quando capitava di andare sotto nel risultato c’era la consapevolezza di essere in grado di vincere o comunque di restare in partita. Del resto quella Atalanta, se era in giornata, poteva anche mettere a segno cinque o sei gol a partita”.
Papu Gomez: “Ho solo un rimpianto”
Il Papu ricorda infine le sue serate storiche e rivela il suo unico rammarico: “Ho vissuto diverse serate storiche. Fra i momenti più belli, la vittoria a Kharkiv con lo Shakhtar perché dopo aver faticato tantissimo per qualificarci in Champions siamo riusciti anche a superare il girone che era iniziato malissimo. L’unica nota amara a livello personale è non essere mai riuscito a salutare i tifosi allo stadio. Quando ho lasciato l’Atalanta ho sofferto molto, ero molto legato alla squadra e alla città, ma sono certo di essermi ritagliato un posto nel cuore della gente per quanto ho fatto e dato con quella maglia”.