Qualsiasi cosa faccia o dica Paul Pogba fa rumore: personaggio mediatico come pochi anche se è lontano dai campi da diverso tempo ormai. A GQ France si è sfogato, rilasciando dichiarazioni che sono destinate a far discutere.
La prima esperienza italiana e il ritorno a Manchester
"Ero davvero triste quando ho lasciato Manchester a 19 anni - ha confessato il centrocampista francese -. Quando sono arrivato in Italia, mi chiamavano Balotelli. Avevo già il mohawk, le tinte, i balli celebrativi, ma anche i movimenti tecnici e tutto ciò che ne consegue. È la mia personalità, ho imparato il calcio così, per strada. In quella squadra, c'era spazio per esprimermi in modo diverso". Poi il ritorno allo United: "Alla fine, è stato un bene per tutti. Per Manchester, per adidas e per me. Tutti hanno avuto i loro soldi". Tuttavia le cose non sono andate come Paul sperava: "Ero un giocatore con un ruolo importante nella squadra e all'improvviso mi sono ritrovato in panchina. Non riuscivo a parlare, non c'era comunicazione. Non ero felice, e un calciatore che non è felice non può giocare bene. Sono caduto in depressione senza nemmeno rendermene conto. Perché nessuno ci insegna cos'è la depressione. Fino al momento in cui ho iniziato ad avere buchi nel cuoio capelluto. Non capivo cosa fosse. Mi è stato detto che era stress".
L'estorsione
Pogba ha raccontato anche dell'estorsione ricevuta dalla banda di cui faceva parte il fratello Mathias: "Ho nascosto tutto di questa estorsione. Mia moglie non lo sapeva, e nemmeno i miei figli. Quando tornavo a casa dall'allenamento, dovevo recitare la parte del padre e del marito. Tenevo tutto per me. Alla fine, mi ha logorato dentro. In quel periodo ho fatto tutto il possibile per restare concentrato sul calcio, ma è diventato troppo difficile. Avevo così tante preoccupazioni che ho smesso di giocare".
Il ritorno alla Juventus
Il ritorno alla Juventus nell'estate 2022 era stato accolto con entusiasmo da società e tifosi, ma per Pogba non è stato così: "Prendevo la palla e giocavo da solo fuori. Mi arrangiavo con quello che avevo. Ma non volevo restare a Torino. La mattina portavo i miei figli a scuola, ed era proprio accanto al campo di allenamento, che sofferenza". Chiosa finale sul suo futuro: "Mi cercano diversi club, anche europei ma voglio scegliere bene perché è un periodo cruciale della mia vita e della mia carriera".
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