Se stamattina leggendo la classifica di Serie A avete visto 6 squadre in cima al podio a distanza di due punti, tranquilli non siete entrati in un warmhole spazio-temporale e questi non sono i primi anni 2000, ma è merito soprattutto di due allenatori: Raffaele Palladino e Marco Baroni.
Due tecnici sobri, schivi alle telecamere e dediti al lavoro, che hanno riportato in alto Fiorentina e Lazio dopo l'ottavo e il settimo posto della scorsa stagione. L'ex Monza è arrivato a Firenze tra lo scetticismo generale ed è tornato a far sognare una piazza che aveva smesso di farlo dai tempi di Luca Toni. Altresì è riuscito nell'intento di far esplodere Moise Kean laddove avevano fallito allenatori del calibro di Allegri, Ancelotti e Tuchel.
Baroni è arrivato a Roma in uno dei momenti più bassi della storia recente biancoceleste. Due allenatori dimissionari nel giro di pochi mesi, Luis Alberto che scappa in Qatar e due colonne come Cataldi e Immobile venduti negli ultimi giorni di mercato. Insomma, uno scenario distopico in cui il tecnico specializzato in salvezze, è riuscito a fare letteralmente una magia creando un'alchimia vincente tra giovani di belle speranze (vedi Tchaouna e Rovella) e senatori rinvigoriti dal suo calcio (vedi Pedro e Vecino).
Entrambi gli allenatori hanno puntato sulla forza del gruppo, esaltando le individualità. Giocano un calcio tatticamente pulito, solido dietro ma offensivo, con diversi uomini che attaccano l'area. Due allenatori che ridanno lustro (insieme al maestro Gasperini) alla scuola di Coverciano. L'era degli Special One è finita, adesso è giunto il tempo dei Normal One.