Chissà se la Juve ha autorizzato questa intervista e come la prenderà, considerando che Thiago Motta ha messo in luce una certa incoerenza della dirigenza bianconera che continuava a dare garanzie al tecnico italo-brasiliano fino a poco prima del suo esonero. L'ex Bologna, intervistato da Walter Veltroni sul Corriere della Sera, ha spiegato la sua versione dei fatti, confutando tutte le notizie di litigi e incomprensioni comparse sui media dopo il suo esonero.
"Sono deluso"
L'intervista inizia con una piccola stoccata: "Sicuramente sono deluso perché non è andata come speravamo, soprattutto in Coppa Italia e Champions - spiega Motta -. Però non sono d'accordo quando sento parlare di fallimento: il nostro lavoro è stato interrotto quando eravamo a un punto
dal quarto posto in classifica che era, a inizio stagione, l'obiettivo prioritario. Quando ho accettato questo incarico, con grande entusiasmo, sapevo che sarebbe stato un progetto triennale, fondato su una profonda rivoluzione della squadra, sul suo radicale ringiovanimento. So benissimo che, in squadre del livello della Juve, bisogna vincere". Motta racconta anche che le conferme pubbliche della dirigenza bianconera gli avevano dato fiducia e che era convinto di finire la stagione.
Il rapporto con Giuntoli e la critica a Yildiz
Altro tasto dolente è il presunto litigio con Giuntoli, che però il tecnico smentisce: "Non ho mai avuto la conversazione di cui si è scritto, mai. E mai ho avuto un litigio con il direttore, mai. Sono bugie che non intendo far passare". Motta smentisce di aver detto a Yildiz "non se Messi": "Non ho mai avuto questa situazione con Kenan. Chi lo dice è un altro bugiardo. È un ragazzo giovane, con un potenziale enorme, che con noi ha giocato tantissime partite da titolare, perché sempre l'ha meritato. Quando non l’ho schierato è perché volevo salvaguardarlo, negli inevitabili momenti di minore forma".
Poi Motta ha rivelato cos'è successo con Danilo, Vlahovic e con lo spogliatoio in generale.