È stata una giornata decisamente importante, la 14esima della Serie BKT, che ha visto dopo diverse giornate il Pisa abbandonare la vetta e scivolare al terzo posto, complice la sconfitta sul campo della Carrarese. Ad approfittare dello scivolone della squadra di Inzaghi il Sassuolo, vittorioso con un roboante 4-0 sulla Salernitana del neo tecnico Colantuono e nuova capolista, e lo Spezia, impostosi 3-0 in casa contro il Sudtirol.
In coda perdono praticamente tutte, con la sola Reggiana che racimola un insperato punto in casa del Cesena. A proposito dei bianconeri, che nonostante il mezzo passo falso confermano comunque il quarto posto ma con ben 8 punti di distacco dal Pisa terzo, c’è un giocatore dal cognome pesantissimo che in queste ultime giornate si sta facendo decisamente notare: è nato in Germania, ma è cresciuto, anche calcisticamente, negli Usa.
Si chiama Jonathan Klinsmann ed è il figlio del celebre Jurgen campione del mondo e d’Europa con la Germania nel 1990 e nel 1996, nonché attaccante dell’Inter per 3 stagioni a cavallo degli anni ‘90. Somiglianze con il papà? Forse qualcosa a livello fisico, perché Jonathan, a differenza di Jurgen, di ruolo fa il portiere.
L’ascesa di Klinsmann Jr, di padre in figlio…ma in porta
Nato a Monaco di Baviera 27 anni fa, a soli due anni Jonathan si è trasferito negli States, dove ha studiato ed è cresciuto iniziando a giocare ad alto livello sia a calcio, (o meglio soccer), che a basket. È ad 11 anni però, tornato a Monaco, che si innamora del ruolo di portiere: “Quando lo dissi a papà ne fu felice”, ha detto il giocatore in una recente intervista alla Gazzetta dello Sport. Tornato negli Usa entra, da portiere, a far parte della U.S. Soccer Development Academy, giocando in sequenza con il Pateadores FC, l’Irvine Strikers FC e la MDHS Varsity Soccer.
Jonathan, che proprio in quel periodo sceglie di giocare con la nazionale a stelle e strisce preferendola alla Germania, esordisce con l’Under 18 prima e con l’Under 20 poi, partecipando con quest’ultima selezione anche ai Mondiali di categoria. Dal 2018 è nel giro della Nazionale maggiore anche se ancora non ha esordito fra i titolari. Lo sbarco nei professionisti avviene invece nel suo paese di nascita, prima in leghe minori e poi con l’Hertha Berlino dove fa il suo esordio anche in Europa League.
Il richiamo degli Usa è però troppo forte e nell’estate 2020 l’allora 23enne firma un triennale con i Los Angeles Galaxy in MLS, raccogliendo però poco minutaggio. E qui arriva l’occasione della carriera, il Cesena: quando l’azionista di maggioranza dei romagnoli, l’americano Mike Welby, gli propone di sbarcare in Italia, il portiere non ci pensa due volte e accetta, e da febbraio di quest’anno fa parte del club di stanza al Manuzzi.
Dopo i primi mesi di ambientamento, la vera svolta per lui avviene nella gara contro la Salernitana, dove il tecnico Mignani decide per un largo turnover e gli concede una chance, che lui sfrutta appieno diventando da quel momento titolare fisso, e collezionando 4 presenze (con appena 2 gol subiti) e 2 clean sheet. 194 centimetri, bravo nelle uscite alte e soprattutto con i piedi, qualità che permette alla squadra di avere un’arma in più per avviare l’azione costruendo dal basso.
“Papà segnava tanti gol io cerco di non farli fare”, ha detto il tedesco d’America sempre alla Rosea. E il Cesena, con lui tra i pali e la rivelazione Shpendi in attacco, vuole provare il miracolo del doppio salto dalla C alla A in due stagioni, passando per questa avvincente Serie BKT. Una cosa che riuscì ai romagnoli ormai 15 anni fa. Un’impresa che passerà anche dalle sue…mani.
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