Fabio Paratici, a scadenza di contratto e dopo 11 stagioni, dice definitivamente addio alla Juventus. I saluti commossi del dirigente piacentino arrivano nella sua ultima conferenza stampa a tinte bianconere: “Sono stati undici anni meravigliosi, in un club speciale come la Juventus. Abbiamo vinto tanto e perso tanto, ma è stata una fortuna troppo grande per me passare dalla Juventus. Una grande fortuna per la quale sarò sempre grato. Ho dato tutto quello che avevo, mi sono vissuto ogni momento e sono orgoglioso di come mi sono comportato. Ho ricevuto di più di quello che ho dato”. Al suo fianco Andrea Agnelli, ugualmente commosso. Il presidente ne ha approfittato per fare un bilancio della stagione, per parlare di futuro ma anche della tanto discussa Superlega.
I ringraziamenti vanno sì a Paratici, ma anche all’ormai ex tecnico Andrea Pirlo: “Vorrei ringraziare Pirlo e tutto il suo staff. Non vedo come un fallimento una stagione con due trofei e l’accesso alla Champions. Se così è, siamo disposti a fallire spesso. È stato un anno positivo, ma difficile per i noti motivi legati alla pandemia, ma dal quale tutti dobbiamo saper imparare per gli errori che sono stati commessi”. Il futuro però ha un solo nome, Massimiliano Allegri, già pronto per questa nuova sfida: “Voglio sottolineare la determinazione e la voglia che ho visto in Max e nel suo stafff di ributtarsi sul campo. Ci rende estremamente felici. È un’avventura a lungo periodo, di programmazione e di crescita continua. Quanto all’area sportiva, quando la riorganizzazione sarà completata ci vedremo per una nuova conferenza stampa”.
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Agnelli sulla Superlega: “Non un colpo di stato ma grido d’allarme, dalla Uefa pressioni e minacce”
Agnelli torna anche a parlare del progetto Superlega e attacca la Uefa, così come il presidente Aleksander Ceferin: “La Superlega non è stato un tentativo di un colpo di stato, semmai un grido d’allarme disperato di un sistema che s’indirizza verso l’insolvenza. Ho cercato per anni di cambiare le competizioni europee dall’interno, perché i segnali di crisi erano evidenti già prima della pandemia e il sistema concentra il potere in un monopolio. L’accordo fra i fondatori era condizionato al preventivo riconoscimento da parte della UEFA e della FIFA della competizione. La risposta è stata di chiusura totale, con termini offensivi e metodi arroganti, e poi si è indirizzata verso tre club. Le dichiarazioni, oltre che essere diffuse con metodi arroganti, hanno esercitato pressioni. Non è con questo tipo di comportamenti che si riforma il calcio di fronte a questa crisi. Per fortuna, conoscendo quasi tutti in UEFA, so che non tutti la pensano così”.
Il numero uno bianconero chiude poi l’argomento confermando la voglia di cambiamento: “Le basi legali che abbiamo sono fondate, ma il nostro desiderio di dialogo resta immutato perché è necessario trovare una sintesi. Altri sport ci insegnano molto. Penso all’Eurolega di basket che ha portato benefici a tutti. Quasi tutti gli stakehoders – conclude Agnelli – concordano nell’affermare che il modello vada cambiato. Juventus, Real Madrid e Barcellona sono determinate a raggiungere una completa riforma delle competizioni europee, anche negli interessi di coloro che ci hanno confidato il proprio appoggio”.