Sir Alex Ferguson a cuore aperto. L’ex tecnico del Manchester United ha raccontato diversi aneddoti sulla sua vita e sulla sua carriera nel documentario su di lui ‘Never Five In’, presentato al Glasgow Film Festival dal figlio Jason. Trentotto trofei vinti, 26 gli anni alla guida dei Red Devils. È stato l’allenatore dell’epoca d’oro dello United, quello delle grandi star. Ma prima di essere allenatore è stato anche giocatore, prima di essere Sir Alex è stato semplicemente Ferguson, un attaccante che militava nella Scottish Premiership. Un giocatore modello? Non proprio, il giovane scozzese era la pecora nera della famiglia: era sempre in giro, si ubriacava prima delle partite, non ha parlato con suo padre per due anni ed è finito anche in carcere.
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Gli aneddoti di Ferguson: “Mi ubriacavo prima delle partite, finii anche in carcere”
A raccontare questi aneddoti di gioventù è lo stesso Ferguson : “Ho deragliato. Ero sempre in giro, ho cominciato ad uscire ogni venerdì anche le sere prima delle partite. Mio padre mi diceva ‘Dove vai?’ e io ‘esco, vado a ballare’ e lui ‘ma domani hai la partita’ e io ‘Sono tra le riserve non significa molto, lo sai’. Così abbiamo litigato e mi ha detto: ‘fa’ a modo tuo, vediamo cosa succede!’. Così non ci siamo parlati per due anni. Poi, una notte sono uscito, mi sono ubriacato e sono finito in prigione, poi in tribunale e sono stato multato. Ero la pecora nera della famiglia. Mi è sempre rimasto in testa, questo momento. Me ne sono pentito. Con il contesto e l’educazione che avevo dietro le spalle, mi sono arreso”. Sir Alex ha continuato a giocare e una volta appesi gli scarpini al chiodo è diventato allenatore.
Prima in Scozia, per circa 10 anni, poi allo United dal 1986 al 2013. Decenni ricchi di emozioni di ogni genere, tanti successi e tanti record. Ma è nel 2018 che Sir Alex gioca la partita più difficile della sua vita: un’emorragia celebrale. Un’esperienza difficile e la paura di perdere l’uso della parola o la memoria: “Non riuscivo più a parlare ed è stato terrificante, assolutamente terrificante. Non avrei mai voluto perdere la memoria. Sarebbe stato terribile per la mia famiglia se fossi rimasto seduto in casa senza sapere chi fossi. Due dottori sono venuti in stanza e mi hanno detto ‘scrivi i nomi della tua famiglia, degli amici, dei tuoi calciatori’. E io iniziai a scrivere, scrivere e scrivere”. Sicuramente il momento peggiore della sua vita. Il migliore? La prima Premier League vinta: “Non potevo uscire dal parcheggio. C’erano migliaia di tifosi, avrebbero potuto nominarmi presidente quel giorno”.