L’arbitro della Premier League Mike Dean si ritira dopo 22 anni e ammette che, nella sua lunga carriera, solamente 2 giocatori l’hanno messo in difficoltà. Il 53enne dopo 553 partite dirette e ben 114 rossi estratti, dice addio al fischietto ma, secondo la stampa inglese, non dice addio al mondo del calcio. I media d’oltremanica suggeriscono infatti che passerà a un ruolo a tempo pieno come Video Assistant Referee (VAR).
L’arbitro Dean nervoso difronte a Keane e Vieira
Una vita in Premier League per Dean, che ha arbitrato alcuni dei più grandi nomi che la massima serie inglese abbia visto negli ultimi anni. Solamente due di loro, però, lo hanno messo in difficoltà e lo hanno reso nervoso. Chi sono? L’ex Manchester United Roy Keane e l’ex Arsenal Patrick Vieira. Due icone del calcio inglese, ma soprattutto due grandi personalità che, senza saperlo, destabilizzavano il direttore di gara. L’arbitro era spaventato dall’idea di dover prendere una decisione.
Ad ammetterlo è lui stesso ai microfoni di BBC Sport: “Sono arrivato in Premier League nel 2000 quando avevo 31, 32 anni e avevo davanti giocatori enormi e di grande personalità, Keane, persone del genere, Vieira, erano tutti in giro allora. Per me passare dalla Football League alla Premier League e arbitrare quei giocatori…È stato solo un enorme passo avanti, e probabilmente ero in soggezione nei loro confronti, per essere onesti. Ero un po’ nervoso e un po’ spaventato all’idea di prendere una decisione”.
La paura poi è passata, forse anche perché Keane e Vieira si sono ritirati, e Dean è riuscito a crearsi una fantastica carriera come ufficiale di gara sul campo. Il 53enne pensa di aver fatto un buon lavoro e crede che anche i giocatori negli anni abbiano apprezzato il suo modo di arbitrare: “Penso che ai giocatori che ho arbitrato nel corso degli anni, ad alcuni non piaccio e ad altri piaccio. Ma quando ho dato loro una risposta e non gli è piaciuta, mi sono sempre scusato cinque minuti dopo, ci stringevamo la mano e andavamo avanti. Penso che ai giocatori piaccia il modo in cui faccio l’arbitro, perché sanno che possono darmi qualcosa e io posso restituirglielo, e possono farla franca entro i limiti consentiti”.
