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Buffon si racconta: “La mia gioventù tra canne e ultras”

calcio09/01/2019 • 13:49
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A 40 anni Gigi Buffon proprio non vuole saperne di smettere di giocare. In un’intervista a Vanity Fair ha detto di sperare nel rinnovo contrattuale col Psg. Inoltre ha affrontato varie tematiche, da quelle più leggere a quelle più pesanti.

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BUFFON SI RACCONTA A 360°

Non tutti sanno che da giovane super Gigi era un accanito ultras della Carrarese, squadra della sua città natale: “Incontravo gente di cui si parla tanto ma senza saperne nulla. Ragazzi normali, alcuni sognatori, altri interessanti, altri deficienti. Da tifoso della Cararrese, il nome del gruppo era Commando Ultrà Indian Tips, ce l’ho ancora stampato sui guanti”. Inevitabile il collegamento ai fatti di Milano dove ha perso la vita l’ultrà Daniele Belardinelli: L’odio è un vento osceno, da qualunque parte spiri. Non solo in uno stadio. Perché ho il forte sospetto che il calcio, in tutto questo, reciti soltanto da pretesto”.

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Un Buffon maturato nel tempo: “Da giovane di cazzate ne ho fatte tante.
Una cosa però non l’ho mai fatta: drogarmi o doparm
i. I miei genitori me l’hanno subito insegnato, così quando a 17 anni capita che qualcuno ti mette una pasticca sulle labbra, sai come e perché dire di no. Al massimo ho fatto un tiro di canna da ragazzo… ricordo ancora quella nuvola di fumo provocata da 200 canne fumate tutte assieme ai tifosi della Casertana. Sembra di vederla ancora adesso”
.

L’ex capitano della Nazionale racconta anche il periodo della sua depressione: “Per qualche mese ogni cosa perse di senso. Mi sembrava che alle persone non interessasse Gigi, ma solo Buffon: il campione che incarnavo. È stato un momento davvero complicato, anche se avevo 25 anni e avevo successo e notorietà. Ne uscii mostrando le mie debolezze agli altri”.

Nota finale su Ventura: “Dire che noi calciatori lo abbiamo osteggiato è una balla colossale, da parte nostra c’è sempre stata massima disponibilità: lo abbiamo difeso in ogni occasione. È vero – aggiunge Buffon – che a un certo punto si è sentito solo. Ma forse un sostegno doveva esserci da chi di dovere. Ma come insegnante di calcio a me Ventura è piaciuto tantissimo”.

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Fabrizio Piepoli
Tags :PSG

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