I divieti del Borussia Dortmund hanno fatto molto discutere in Germania in queste ultime settimane. Il club ha imposto ai giocatori di rispettare delle regole molto rigide per evitare che si diffonda un virus influenzale che ha già colpito Götze che ha saltato la sfida col Gladbach, Reus che ha saltato l’Inter e Bürki che non è potuto scendere in campo nel derby di Dortmund contro lo Schalke 04.
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I DIVIETI DEL BORUSSIA DORTMUND
I gialloneri hanno vinto solo due gare nelle ultime 8 scivolando al quinto posto in Bundesliga. La morale della favola è che senza i titolari non si vince. Per questo motivo la società ha imposto una serie di regole da rispettare rigorosamente per evitare che si ammalino altri giocatori. Vietati abbracci e “high 5” (il battimano) tra i compagni, il contatto fisico non deve esserci assolutamente. Neanche per festeggiare un gol. D’altronde in Germania ha fatto scuola il caso del Greuther Fürth che nel 2015, per la stessa ragione, vietò ai giocatori di scambiarsi effusioni con fidanzate e mogli. Il tecnico spiegò: “Sono il primo a rispettare questa regola. Da qualche giorno tengo mia moglie a distanza di sicurezza”. Non siamo sicuri però che fosse davvero una punizione per lui.
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Il contagio tra i giocatori è un problema che hanno dovuto affrontare diverse squadre negli ultimi anni. Recentemente Milik contagiò tutto lo spogliatoio della nazionale polacca che dovette giocare contro la Lettonia mettendo in campo le riserve. Nel 2016 un’intossicazione alimentare causata da una lasagna avariata mise k.o. il Tottenham che perse la sfida Champions contro il West Ham. Venne aperta un’indagine per capire se il club fosse stato boicottato volontariamente da qualcuno. Anche in Italia nello stesso anno la Sampdoria fu costretta a scendere in campo senza molti titolari nelle qualificazioni in Europa League. La sconfitta fece sbottare l’allora tecnica Walter Zenga che dichiarò: “I miei calciatori sono stati male, hanno avuto un virus e questa situazione ha condizionato le mie scelte di formazione. Regini stava per svenire… Ma è una scusa!”.
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