In Inghilterra quello del famoso “scivolone” di Steven Gerrard con il Chelsea, resta pur a distanza di quasi cinque anni uno dei momenti più iconici della recente storia della Premier League. La maledizione del titolo nazionale per i Reds, fermi a quota 18 dal 1990 quando ancora la lega si chiamava First Division, non sembra voler proprio terminare.
Anche la talentuosa e intraprendente versione dell’era Klopp ha finora dovuto arrendersi alla possibilità di mettere fine al digiuno. Prima di Salah e compagni, ad arrivare praticamente a un passo dal traguardo dopo aver inanellato 10 vittorie consecutive e raggiunto la vetta della classifica a tre giornate dal termine erano stati appunto nel 2014 gli uomini capitanati da Gerrard.
Prima ragazzo prodigio, poi uomo simbolo e capitano del Liverpool e piena incarnazione dello spirito della Kop e di Anfield. Il destino, dopo alcune stagioni poco competitive, gli stava regalando la chance della vita. A 34 anni, al netto di un palmares internazionale di altissimo livello, l’ultima cartuccia della carriera per agguantare l’agognato e maledetto premio. A guidare il gruppo un motivato e centratissimo Brendan Rodgers. e a trascinarlo con i propri gol uno straordinario Luis Suarez, alla consacrazione definitiva e a segno al ritmo di un gol a partita.
Liverpool-Chelsea sembra l’ultimo vero ostacolo. Uno di quei pomeriggi da Anfield che profumano già di storia. E invece a pochi minuti dall’inizio della gara il piano salta d’improvviso. Il capitano scivola nella propria metacampo e concede il pallone a un incredulo Demba Ba, che fugge verso la porta e deposita in rete. Manca una vita da giocare, ma la partita (finirà 0 a 2) e la corsa al titolo di fatto si fermano lì.
“Lo scivolone” è entrato nell’immaginario collettivo. Per i tifosi Reds un manifesto del rimpianto e del fato beffardo, per gli avversari preziosissimo materiale per gli sfottò. L’immagine di Gerrard disperato a terra un’istantanea in grado di descrivere al meglio la poesia e le emozioni che il calcio britannico sa generare.
Stevie G è tornato a parlare di quella partita, rivelando al Daily Mail un particolare inedito che carica di ulteriore dramma il ricordo:
“Sono sceso in campo dopo una iniezione epidurale, come quelle che si fanno per il parto.
Non pensate che sia una scusa, ma sono un ragazzo di Liverpool, e vengo dalle case popolari. Non mi sarei perso quella partita per nulla al mondo. Quello che è successo quel giorno è stata semplice sfortuna, la schiena non c’entra. Ma quando fai un documentario devi essere onesto, dunque ho raccontato ogni singolo particolare.”
Un fortissimo dolore alla schiena rischiava di privare Gerrard della partita forse più emblematica della carriera, e invece il drastico rimedio in extremis lo ha esposto al rimpianto della vita.
Quando il calcio ci si mette è davvero meglio di Hollywood.