Un nuovo San Siro, più piccolo, moderno e funzionale rispetto a quello di oggi. Ristrutturato nei servizi e con l’appeal degli stadi europei a cinque stelle, anche senza essere di proprietà. Il progetto Inter per la struttura che dovrà accogliere il club di Thohir, dopo che il Milan avrà traslocato nel nuovo impianto, nasce da questa scommessa. Il CEO del club, Michael Bolingbroke lo ha spiegato in maniera chiara in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport nella quale ha confermato come la “prima opzione” dell’Inter sia la permanenza a San Siro, ma che la società di attende nel medio e lungo termine una chiara inversione di tendenza rispetto ai numeri di oggi.
L’obiettivo dichiarato è arrivare alle 50 mila presenze di media a partita, muovendo il popolo interista “non solo per il derby ma ogni domenica”. Una sfida che l’Inter perde da tre stagioni e che si avvia a vedere irraggiungibile anche quest’anno, ma che in passato ha rappresentato la normalità per il club che, dopo il boom del Milan di Berlusconi, è stato a lungo in testa alla classifica delle presenze sugli spalti in serie A.A mettere in fila i numeri, dunque, non sembrerebbe una missione impossibile. Eppure la crisi nel rapporto tra squadra, società e tifosi è così profonda che rimanda indietro nel tempo fino ad arrivare alla metà degli anni Novanta e al momento storico più basso dell’Inter dell’era contemporanea, con l’uscita di scena di Pellegrini e l’arrivo a furor di popolo di Massimo Moratti. E’ da quel tempo, ormai dimenticato, che San Siro (CONTINUA)