Manchester City ancora sotto attacco, ma questa volta non da parte della Uefa. La mail di Pep Guardiola è stata hackerata da un esperto informatico, che ha rubato tutti i contatti del tecnico ma anche informazioni riservate. Il fatto risalirebbe al 2017, ma l’indagine è ancora in corso. L’uomo, una volta commesso il furto, ha tentato di vendere il tutto per 100 mila sterline (circa 120 mila euro), ma è stato fermato in tempo.
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Hackerata mail di Guardiola
L’esperto IT, secondo quanto riportato dal Sun, ha lavorato con i Citizens per circa due anni, come collaboratore di un’azienda esterna. Dal 2016 al 2018 ha frequentato il centro allenamenti del City, fino a quando il club ha concluso i rapporti con la società IT in cui lavorava l’uomo. L’hacker ha confessato a due agenti sotto copertura che, nel luglio 2017 e per due giorni, ha effettuato l’accesso all’account dal cellulare dell’allenatore. Ha poi scaricato e-mail personali, scambi di trasferimenti riservati e l’intera rubrica. L’indagato ha anche ammesso di aver visto chat relative all’ex difensore dell’Ajax, Matthijs De Ligt, oggi alla Juventus, e all’ex difensore del Borussia Dortmund, Sokratis Papastathopoulos, oggi all’Arsenal. Ha poi mostrato agli investigatori diversi screenshot che lui stesso ha inviato al suo account e-mail crittografato ProtonMail.
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Per l’uomo rubare tutti questi dati è stato un gioco da ragazzi: “Questa è la cosa più semplice che abbia mai dovuto fare. Guardiola non sa che tutte queste informazioni che ho prelevato sono memorizzate nel suo account email. Secondo me ha scaricato i suoi contatti sul suo cellulare senza accorgersene”. Il City è stato informato subito sulla tentata truffa e un dirigente del club ha fatto sapere che non erano a conoscenza dei crimini commessi da quell’uomo: “Non è facile contrastare queste cose, soprattutto se a violare la propria fiducia è un tuo collaboratore esterno. Una volta terminato il rapporto con quella società, non eravamo ancora a conoscenza dei gravi crimini che il loro dipendente aveva commesso mentre lavorava con noi e dei successivi presunti tentativi di trarre profitto da quei crimini”.
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