“La vita è una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita”. Aveva ragione la mamma di Forrest Gump. Questa potrebbe essere la sintesi della vita di tutti noi, ovviamente. Ma questa definizione sulla vita (calcistica e non) calza su misura per la vita (calcistica e non) di Mario Jardel.
Prima che arrivasse in Italia, nella ormai leggendaria Ancona del 2004, Mario Jardel era uno dei centravanti più prolifici del panorama mondiale. Prima che diventasse un “fenomeno parastatale”, un bidone, un bomber senza apparenti meriti sportivi…bé Mario Jardel poteva tranquillamente forgiarsi del titolo di “Super”, oggi affibbiato ad un altro Mario che, almeno sulla carta, potrebbe fare di più. Molto di più.
Jardel poco più che ventenne, vince tutto con la maglia del Gremio. Vince soprattutto la Coppa Libertadores, massima competizione nel Sud America. E la vince col titolo di capocannoniere. E’ il 1995 e l’estate seguente arriva la scontatissima chiamata dall’Europa: Mario si trasferisce in Portogallo e per 4 stagioni fa la fortuna del Porto. Segna 166 gol in 166 presenze con la maglia dei “Dragoes”, ben 130 in 125 presenze nel campionato lusitano! Per due volte vince il titolo di capocannoniere in Portogallo e nel 1999 si aggiudica anche l’ambita Scarpa d’Oro. Le sue prestazioni gli valgono anche alcune chiamate con la Seleçao. Era il Brasile di Ronaldo e lui trova spazio solo una decina di volte. Ma il suo valore era ormai riconosciuto a livello intercontinentale.
Nella stagione 1999-2000, Jardel conquista pure il titolo di capocannoniere della Champions League (che bisserà la stagione successiva). Ancora oggi Mario Jardel detiene il record come unico calciatore della storia a laurearsi capocannoniere delle due competizioni continentali più prestigiose: Coppa Libertadores (1995) e Champions League (1999-2000 e 2000-2001)
Nel 2000 il brasiliano, in passato accostato ai club come Manchester United, Juve e Inter, si trasferisce in Turchia. Accetta la corte del Galatasaray dove si conferma bomber di primo livello (22 reti in 24 gare). Ma il suo apice lo raggiunge durante la Supercoppa Europea: “mata” il Real Madrid di Raul e del neo-acquisto Luis Figo grazie ad una doppietta decisiva. Il secondo gol è il Golden Gol che chiude anzitempo la partita.
La stagione successiva Jardel torna in Portogallo come un figliol prodigo, stavolta per vestire la maglia dello Sporting Lisbona. La prima stagione vince il suo quarto campionato e si aggiudica per la quinta volta il titolo di capocannoniere. Con la mostruosa media di 42 reti in 30 partite, Mario si aggiudica per la seconda volta anche il titolo di miglior bomber a livello europeo.
Sembra l’inizio di una storia straordinaria. Jardel è un fenomeno sotto porta, una vera forza della natura dai piedi buoni e l’istinto da killer. Ma qualcosa non sembra più andare per il verso giusto. La seconda stagione allo Sporting segna meno. Durante la terza le prestazioni cominciano ad essere imbarazzanti.
Lui centravanti potente che non aveva paura dei marcatori, aveva trovato il più insidioso e il più pericoloso degli avversari: la cocaina. “Tutto cominciò a causa di amicizie sbagliate. Poi dalla fine del rapporto con mia moglie e la conseguente depressione. A dire il vero sniffai per la prima volta nell’estate del 1998. Ne parlai col medico e col fisioterapista del Porto. Da quel giorno, tutti i giorni, mi sottoponevano ad esami. Poi mi tennero un mese in ritiro per recuperare.” poi aggiunge Jardel “Mi sentivo depresso. Non avevo nessuno che mi stesse vicino in un momento difficile. Mio padre nel 1997 morì per un arresto cardiaco e mia madre in quel periodo era già alcolizzata.”
Da quel momento cominci un declino inarrestabile. All’inizio del 2003, Jardel sbarca in Premier League nel Bolton. Ha perso un’occasione più unica che rara nel 2002 di partecipare attivamente nella compagine del Brasile campione del Mondo. Vuole cambiare aria, vuole provare a rifarsi. Ma colleziona solo 7 presenze, per lo più spezzoni.
Il gennaio della stagione seguente ecco l’approdo tanto chiacchierato (da noi) in Serie A. Jardel è chiamato a risollevare la classifica di un’Ancona collezionista di meteore ed ex giocatori arrivati al capolinea. E’ il 19 gennaio e il brasiliano si presenta allo stadio per la presentazione prima di Ancona-Perugia. Il problema che, già in una forma arrotondata, Mario corricchia verso il settore dei tifosi…ospiti. Il team manager Pieroni, accortosi della gaffe, gli corre incontro e lo accompagna subito verso i suoi nuovi tifosi, quelli dell’Ancona. Non inizia dunque col piede giusto la sua avventura. Dopo? Sarà anche peggio. Schierato da Sonetti a San Siro contro il Milan, un po’ per il bagaglio di esperienza a disposizione, un po’ per provare ad incutere timore agli avversari in quel momento primi in classifica, Jardel ottenuto il transfer, esordisce subito il Serie A. La sua prestazione è, senza troppi giri di parole, sconcertante: lento, bolso, svogliato, inesistente. Maldini deve aver pensato: “E’ questo che qualche anno fa ha ridotto a pezzi il Real Madrid?”. La sua Ancona perde 5-1. Nedo Sonetti è esonerato. Jardel gioca ancora un paio di partite, una peggiore dell’altra. Già a marzo l’Ancona tra la disperazione generale gli rescinde il contratto e lui torna al Bolton.
Cerca un rilancio in giro per il mondo: dopotutto Jardel ha soli 31 anni, potenzialmente potrebbe ancora fare molto. Già. Dal 2004 in poi, l’ormai ex Super Mario veste le maglie delle seguenti squadre: Newell’s Old Boys (Argentina), Deportivo Alaves (Spagna), Goias (Brasile), Beira Mar (Portogallo), Anorthosis Famagosta (Cipro), Newcastle Jets (Australia), Criciuma (Brasile), Flamengo PI (Brasile), Chernomorets (Bulgaria), Rio Negro (Brasile) ed Al Taawon (Arabia Saudita), ultimo club nel quale gioca, quando l’anno è il 2012.
Niente di memorabile, poche reti, poche soddisfazioni. Tempo fa, a fine carriera ha dichiarato: “Ora vado una volta a settimana da una psichiatra. Vado in Chiesa, sono evangelico. Prendo dei farmaci, ma piano piano ne sento meno il bisogno. E’ una lotta quotidiana ma ce la farò”. E noi gli auguriamo di prendersi quello che si è inconsapevolmente ma colpevolmente bruciato per i suoi vizi.
E proprio quando sembra filare tutto liscio, ecco il “cioccolatino” che non ti aspetti. Mario Jardel sembra essersi ripreso la sua vita: oggi è deputato dello stato di Rio Grande do Sul. Vita di nuovo in ordine? Bah, giudicate voi. E’ di qualche giorno fa una notizia a dir poco singolare, quasi esilarante. Durante un viaggio in Europa tra Portogallo e Italia, Jardel è stato fermato all’aeroporto di Porto Alegre con un bagaglio sospetto. Di nuovo cocaina? No Mario…non ancora. Macchè! Jardel dentro quell’enorme valigia conteneva circa 10 chili di merluzzo bianco, un chilo e mezzo di noci e uno e 2 di formaggio, tutto senza regolare permesso di trasporto. Una bomberata in piena regola.
“La vita è come un bagaglio all’aeroporto. Non sai mai quello che ti capita”. Vero mamma di Forrest?