“Piede Caldo” è solo uno dei tanti soprannomi che i tifosi gli hanno assegnato nel corso della sua carriera. Una carriera lunga quasi 20 anni, in cui ha vestito, tra le altre, le maglie di Juventus, Reggina, Napoli e Perugia, solo per citarne alcune. La redazione di ChiamarsiBomber ha fatto una bella chiacchierata su Twitch con Nick Amoruso, all’interno della rubrica Bomber Review. L’attaccante di Cerignola ha ripercorso alcuni momenti salienti della sua vita calcistica parlando anche del calcio di oggi.
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In apertura subito una battuta sui due attaccanti del momento, il norvegese del Borussia Dortmund Haaland e il francese del Psg Mbappè: “Non è facile arrivare ai livelli di due marziani come Ronaldo e Messi, però sono giocatori che hanno qualità e personalità da grandi campioni. Ronaldo e Messi tecnicamente hanno qualcosa in più rispetto alle nuove generazioni, ma saranno i numeri a parlare“.
Nick Amoruso e il calcio moderno
“È un calcio assolutamente diverso. Durante il Covid non è neanche propriamente calcio perché si gioca ogni 3 giorni ed è difficilissimo trovare energie fisiche e mentali. In questa situazione non vengono fuori le reali potenzialità di un giocatore o di una squadra, è un calcio diverso. Prima quando giocavo io c’era un campionato di 7 squadre che lottavano per il vertice, invece adesso il livello si è un po’ assottigliato. Prima tutti i grandi campioni volevano giocare in Italia, ora vanno tutti in Spagna o all’estero. Ma quest’anno la serie A è un po’ più emozionante. La competitività di un campionato si vede dai risultati in Europa“.
Capitolo Juventus
“In Champions alla Juventus è mancata la capacità di arrivare in area e di mettere l’attaccante in condizione di far goal. Per questo credo che le critiche verso Ronaldo siano esagerate. Con Pirlo è stata fatta una scelta dal presidente Agnelli: una scelta del tipo ‘o la va o la spacca’. È una crescita fisiologica, questo percorso fa parte di un cammino normale per Pirlo. La società sperava nel miracolo però ora bisogna sostenerlo e bisogna cercare di crescere insieme, di aiutarlo e supportarlo. Agnelli non è inesperto, sa quello che fa. Le cose cambieranno in meglio”.
Juve: da chi ripartire?
“Il segreto della Juventus era lo zoccolo duro di grandi campioni Italiani. In questa Juve degli ultimi anni Bonucci, Buffon, Chiellini e Barzagli sono stati 4 che non solo ti davano di più tecnicamente e tatticamente, ma anche nei messaggi ai compagni di squadra, anche nell’allenamento. Era un gruppo di giocatori che trasmettevano la mentalità vincente e questo ha fatto tanto la differenza. Ora c’è un ricambio generazionale, questo zoccolo va riformato. Federico Chiesa mi sembra uno di quei giocatori che ha tutte le potenzialità per far la differenza in campo e per poter diventare futuro capitano della Juventus per come si pone, per la comunicazione e anche per l’intelligenza nel capire i momenti chiave delle partite”.
Il più bel goal di Nick Amoruso
“Il goal più bello e più emozionante è stato quello nella semifinale di Coppa Campioni contro l’Ajax. Vincemmo 2-1 e segnammo io e Vieri contro un grandissimo Ajax. Quella Champions League la perdemmo e peccato perché io e Vieri eravamo i capocannonieri con 7 reti. Quindi se avessimo vinto sarebbe stato veramente una coppa da ricordare”.
I compagni e gli avversari più forti
“Nel mio reparto tra i più forti cito il Fenomeno, era sopra a tutti. Poi c’era Zidane che danzava sulla palla e quando è arrivato alla Juventus al primo allenamento noi non sapevamo nemmeno chi fosse. Lippi ci fece fare una partitella a campo ridotto ed è stata la prima e ultima volta che mi è successo: piroetta di Zizou e goal incredibile all’incrocio e noi tutti ci fermammo ad applaudire. Tra i compagni poi ricordo con piacere anche Rolando Bianchi ai tempi della Reggina. Con lui passai dei bellissimi momenti”.
La squadra a cui Nick Amoruso è rimasto più legato
“Io fin da bambino tifavo Juventus e quindi è stato un sogno per me giocare con la maglia bianconera. Mi sono rimaste di più nel cuore proprio la Juventus e la Reggina. Però devo ammettere che ogni squadra e ogni città in cui ho giocato mi ha lasciato qualcosa dentro”.