Stefano Sorrentino ormai da qualche ora non è più un calciatore attivo. Ha scelto di ritirarsi. Lo ha fatto per la famiglia, per le figlie, forse anche per offerte ricevute che non gli hanno scaldato il cuore. La sua carriera, fatta di grandi interventi, qualche sofferenza, partite stregate per gli attaccanti e carisma da vendere, forse gli ha riservato addirittura meno di quanto gli dovesse realmente.
Probabilmente, in un Paese con concorrenza meno agguerrita, negli anni d’oro uno come Sorrentino sarebbe stato il titolare indiscusso di una big. Zero rimpianti, però: quanto fatto, proprio per via dello sforzo e del cuore, assume un valore più che bastante per proferire la frase a cui tutti ambiscono. “Sì, ce l’ho fatta”. E Stefano Sorrentino ce l’ha fatta davvero.
NON DIMENTICHIAMOLI, episodio 2: Stefano Sorrentino
Figlio d’arte come molti calciatori, Stefano Sorrentino ha in comune un cognome con un grande regista (non di centrocampo, s’intende) e una carriera trascorsa come entità leggendaria in squadra di medio livello. Nato a Cava de’ Tirreni nel 1970, sin dalla tenera età ha dimostrato di aver imparato molto bene il mestiere del portiere dal padre Roberto.
Dopo gli inizi nelle giovanili della Lazio e della Juventus Sorrentino trova la prima presenza da professionista con il Torino nella stagione 1998/1999. Dopo due prestiti alla Juve Stabia e al Varese proprio il Torino lo riprende con sé, facendolo esordire anche in Serie A nel 2001. Sorrentino evidenzia subito caratteristiche fuori dal comune per un portiere così giovane, mostrando grande carattere e un posizionamento in area degno di un big, persino in base alla numerazione dei difensori presenti nel modulo iniziale.
Dopo aver iniziato come riserva dell’esperto Luca Bucci, Sorrentino diventa il titolare del Torino fino al 2005. Con il club retrocesso e il fallimento all’orizzonte, il ragazzo viene svincolato e deve scegliersi una squadra. A sorpresa, nonostante il tanto mercato in Italia, si aprono per lui le porte della Grecia. Sorrentino va infatti a giocare nell’AEK Atene, assaporando il dolce giusto dell’Europa: esordirà in Coppa UEFA prima e in Champions League poi.
L’AEK non è ovviamente al livello delle big europee per ciò che riguarda la competitività ma il portiere italiano si fa notare per i suoi interventi reattivi e miracolosi nelle partite più importanti (in particolare farà bella figura anche in una gara contro il Milan di Ancelotti). Sorrentino peraltro scriverà un record nei mesi successivi: andrà infatti in prestito al Recreativo Huelva, la più antica squadra di Spagna, diventando il primo giocatore italiano a vestirne la casacca.
A questo punto il rientro in Italia è praticamente una formalità. Dopo anni di grandi prestazioni, finalmente nel 2008 è il Chievo a dargli una chance. Quella con i veronesi sarà una lunga (anche se spezzettata) storia d’amore, che imporrà Sorrentino come uno dei migliori portieri del campionato italiano. Peraltro, proprio durante la sua seconda stagione (2008/2009) l’estremo difensore evidenzierà grandissime capacità nel parare calci di rigore.
Neutralizzerà infatti i penalty di Sergio Floccari, David Pizarro, Massimo Donati e Juan Manuel Vargas, contribuendo in maniera decisiva al quinto posto finale della squadra. Anche nella stagione 2011/2012 Sorrentino parerà 4 rigori, fermando Di Natale, Mutu, Lodi e Milito. La sua carriera prosegue alla grande fino a quando, nel 2013, lascia il Chievo per accasarsi al Palermo.
L’esperienza con i rosanero vivrà più bassi che alti. Retrocesso in Serie B, sarà titolare per l’immediato ritorno della squadra in massima serie, per poi guadagnare una salvezza molto sofferta e condizionata anche da problemi e schermaglie con il tecnico Ballardini.
Così, nel 2016, decide di dire addio al Palermo e riabbraccia nuovamente la famiglia del Chievo Verona. Proprio alla fine dello scorso campionato, concluso con la retrocessione dei clivensi, dopo 271 partite ufficiali con la stessa casacca Sorrentino saluta – stavolta definitivamente – il Chievo. Fino al ritiro, avvenuto giorni fa.
Al di là della retorica secondo la quale molti calciatori sappiano rendere solo e soltanto nelle piazze di provincia, Stefano Sorrentino ha dimostato di essere un grande portiere, dotato di immenso carismo e soprattutto capace di prendere sempre le decisioni giuste. Molti lo ricorderanno anche per essere stato l’unico a parare un rigore in Italia a Cristiano Ronaldo. Un premio certamente intangibile ma che, come tante altre cose, contribuirà a far restare Sorrentino nel cuore degli appassionati di calcio italiani.