Clarence Seedorf, ha parlato del suo trascorso da allenatore sulla panchina del Milan, denunciando il fatto che gli allenatori di colore non ricoprono ruoli di rilievo nel mondo del calcio.
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Seedorf parla del razzismo nel calcio
Da calciatore è stato uno dei più forti, vestendo le maglie più importanti d’Europa, da allenatore non ha mai sfondato. Solo una breve parentesi sulla panchina del Milan, poi l’esperienza cinese allo Shenzhen, infine Deportivo La Coruna e la nazionale camerunese. La carriera di Seedorf sembra essersi arenata e lui in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, recrimina di non aver avuto altre chance: “Ho un grande rimpianto – inizia così la disanima dell’ex centrocampista olandese -. Anticipai il mio arrivo, avrei dovuto cominciare a giugno nella stagione successiva. Poi non mi fu più concesso di proseguire”. Infine l’accusa: “Da lì in poi ho avuto pochissime offerte in Italia, in Olanda e in Europa. Sappiamo perché… Quante persone di colore occupano i posti di maggior potere qui?“.
Poi ha spiegato: “Ho giocato 12 anni in Italia. Dopo il Milan, pur avendo fatto un ottimo lavoro, zero chiamate. Quali sono i criteri di scelta? Perché i grandi campioni non hanno chance in Europa dove hanno scritto pagine di storia del calcio? Perché Vieira deve andare a New York ed Hernry in Canada? Per gli allenatori non ci sono pari opportunità. Se guardiamo i numeri non ci sono persone di colore nelle posizioni di maggior potere nel calcio. Ma è un discorso generale, riguarda l’intera società: tutti, in particolare chi può cambiare le cose, devono sentire la responsabilità di creare un mondo meritocratico, di tenere aperte tutte le porte se si ambisce all’eccellenza, perché i migliori risultati possono venire proprio dalla diversità”.