Wojciech Szczesny ha raccontato la verità riguardo il suo addio all’Arsenal a causa del suo “vizietto” del fumo. Una cattiva abitudine che gli è costata il posto da titolare, la fiducia di Arsène Wenger e la permanenza ai Gunners.
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Ci sono tante motivazioni che portano una squadra di calcio a cedere un calciatore: denaro, rendimento, problemi con lo spogliatoio. Ma c’è anche chi è stato ceduto per una sigaretta di troppo. È questo il caso dell’attuale portiere della Juventus, Wojciech Szczesny, cui Wenger e l’Arsenal diedero il benservito a causa del suo vizietto. Il numero uno polacco ha raccontato al podcast Arsenal Nation la verità sul suo addio ai Gunners. Un addio doloroso, dato che Szczesny è rimasto legato alla società londinese e ai suoi ex compagni di squadra, come da lui dichiarato nella lunga intervista rilasciata.
Szczesny e il vizietto
Il misfatto avvenne dopo una partita persa dall’Arsenal contro il Southampton per 2-0. Una partita in cui furono fatali due disattenzioni del portiere polacco, che permisero a Mane e Tadic di fissare il risultato finale: “All’epoca fumavo regolarmente e il boss lo sapeva benissimo. Non voleva che nessuno fumasse negli spogliatoi e questo lo sapevo bene“. Ma il nervosismo accumulato dopo quel match disastroso fu fatale per Szczesny: “Dopo quella partita, a causa della tensione, mi sono acceso una sigaretta negli spogliatoi, in un angolo delle docce, dove nessuno poteva vedermi“. Qualcuno invece lo notò e pensò bene di fare la spia: “Qualcuno mi ha visto, non direttamente il boss, e glielo riferì subito. L’ho visto un paio di giorni dopo, mi ha chiesto se fosse vero e io ho detto di sì. Mi ha multato. E quella fu la fine“.
Da quel momento panchina
“Wenger mi disse ‘Senti, sarai fuori dalla squadra per un po’ di tempo‘ – continua Szczesny – ma non ci furono grandi scontri tra di noi, ero molto professionale“. Da quel momento però, il rapporto tra i due si è incrinato, anche per le ottime prestazioni del suo sostituto, l’attuale portiere del Napoli Ospina: “Mi aspettavo di tornare in squadra qualche settimana dopo, ma David Ospina, che mi sostituì, giocò davvero bene in quelle partite. Volevo convincere il mister che ero ancora il migliore e decisi di andare in prestito. Sembra strano, ma a volte questa è la cosa giusta da fare“. Da lì il prestito alla Roma e il passaggio alla Juventus. Stavolta la sliding door ha la forma di una sigaretta…