Non solo figli d’arte nel mondo del calcio. Certo, perché molto spesso sono anche i fratelli a essere protagonisti più per il cognome che portano (o per una parentela diretta) che per le loro reali qualità calcistiche. Questo (ma anche tanti altri) è sicuramente il caso di Digao, difensore brasiliano finito al Milan quasi unicamente perché per qualche anno suo fratello, ovvero Kakà, è stato senza dubbio il calciatore migliore al mondo.
CHE FINE HANNO FATTO, episodio 34: Digao
Rodrigo Izecson dos Santos Leite, meglio conosciuto come Digao, al pari di suo fratello Ricardo inizia la carriera nelle giovanili del San Paolo, poco dopo il figlio maggiore. Dopo aver preso Kakà nel 2003 e aver constatato l’incredibile forza del giocatore, il Milan prova a fare 2/2 prendendo per l’appunto anche il fratello Digao. Inizialmente il Milan, che non ha più posti per extracomunitari, viene “costretto” dal regolamento a cedere Digao in prestito alla Sampdoria, con cui gioca nella squadra Primavera. L’anno successivo viene mandato in prestito biennale in Serie B, al Rimini: nella prima annata giocherà molto poco mentre nella seconda riuscirà a trovare una maggiore continuità. Nel 2007-2008 il Milan decide di tenerlo in squadra e addirittura Ancelotti lancia Digao titolare in una gara di Coppa Italia contro il Catania. Purtroppo il fratello di Kakà, legnoso difensore centrale con poca tecnica a sua disposizione, gioca una partita sconcertante. Il Catania vincerà 1-2 e le presenze di Digao in totale in quella stagione si fermeranno appena a 3. Il fratello di Kakà inizierà una lunga serie di prestiti, non tornando a giocare mai più con la casacca rossonera.
Il primo presto è quello allo Standard Liegi: Digao ha voglia di riscattarsi ma, a inizio stagione, ha la sfortuna di incappare in un brutto infortunio ai legamenti che lo terrà fuori addirittura 6 mesi. Concluderà la stagione con un poco lusinghiero minutaggio di soli 2′ con la squadra belga, vincendo però il campionato (unico suo trofeo in carriera). Nel 2009-2010 Digao finisce a giocare nel Lecce, in Serie B: anche il cambio di categoria si rivela nefasto, perché il ragazzo giocherà solo 2 partite in pochi mesi. A gennaio finisce in prestito al Crotone ma la situazione addirittura peggiora, con il brasiliano che rimane accomodato in panchina o in tribuna per tutto il resto dell’annata. Nel 2010 il Milan effettua quello che risulterà essere l’ultimo prestito, ai portoghesi del Penafiel. Questa resta forse – insieme al secondo anno di Rimini – la “migliore” esperienza calcistica del ragazzo, che in una partita di coppa nazionale trova addirittura la sua unica rete da professionista, firmando l’unico gol dei suoi nella sconfitta per 3-1 contro il Vitoria Setubal. Nel 2011 il Milan e il ragazzo rescindono il contratto, con Digao che quindi si ritrova libero.
Nell’ultima stagione della sua carriera il ragazzo prova la carta dell’MLS, forse fiutando la possibilità di crescita del campionato. Ma dopo una sola presenza con i New York Red Bulls, nell’estate del 2013 si ritira dal calcio giocato ad appena 27 anni. Una carriera molto triste quella di Digao, soprattutto se paragonata a quanto invece ha saputo realizzare il fratello. Non sempre essere fratelli d’arte porta fortuna.