Oggi ricorre il compleanno di Andy van der Meyde, talento mai esploso del calcio olandese che ha vestito le maglie di Ajax, Inter ed Everton, salvo poi appendere gli scarpini al chiodo a soli 30 anni. I nostalgici nerazzurri ricordano ancora il suo gol all’Arsenal con la storica esultanza dell’arciere. Per omaggiare un personaggio sempre sopra le righe, abbiamo rispolverato alcune parti della sua autobiografia “Senza pietà” pubblicata nel 2012. Buona lettura.
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Van der Meyde genio e sregolatezza
“Mio padre era un alcolizzato e un giocatore incallito – scrive l’olandese -. Con lui ho rotto ogni rapporto, tanto che quando entrai nelle giovanili dell’Ajax chiesi di giocare con il cognome di mia madre. Mi dissero di no. L’Ajax è stata l’unica squadra in cui mi sono divertito. Legai con Ibrahimovic e Mido: si sfidavano in folli corse notturne sull’anello della A10 attorno ad Amsterdam. Zlatan aveva una Mercedes SL AMG, Mido alternava Ferrari e BMW Z8. Tomas Galasek invece mi iniziò alle sigarette”.
Nel 2003 la chiamata di Moratti: “Poi un giorno arriva l’offerta dell’Inter: 8 milioni. Accettai, nonostante l’allenatore, Ronald Koeman, non mi ritenesse ancora pronto per l’estero. Dopo una settimana a Milano, telefonai a David Endt (team manager dell’Ajax, ndr) implorandolo di riportarmi a casa. I soldi possono anche tenerseli, gli dissi. Mi consumava la nostalgia. Fu come passare dal negozio di paese ad una multinazionale. Tutto estremamente professionale, un giro di soldi pazzesco, il presidente che dopo ogni vittoria allungava ai giocatori 50 mila euro a testa“.
La passione per gli animali… e per le donne
Ad un certo punto, nel libro compaiono tutte le eccentricità private: “Avevo uno zoo nel giardino di casa: cavalli, cani, zebre, pappagalli, tartarughe. Dyana, la mia prima moglie era la vera malata. Per lei rifiutai un trasferimento al Monaco: a Montecarlo ci sono solo appartamenti, mi disse, dove li mettiamo i nostri animali? Una sera scesi in garage, al buio, intravidi una sagoma imponente e udii suoni strani. Aveva comprato un cammello“.
Montecarlo no ma Liverpool sì: “All’Everton mi proposero uno stipendio di 37mila euro a settimana, più del doppio di quello che percepivo all’Inter. Ci andai di corsa. La prima cosa che feci fu comprare una Ferrari e andare a sbronzarmi al News Bar, uno dei locali più in voga di Liverpool. La mia giornata terminò in uno strip-club. Andavo pazzo per le spogliarelliste. Lì conobbi Lisa e me ne innamorai subito. Nel suo mondo bere e sniffare cocaina era una cosa all’ordine del giorno“. Non solo la moglie e l’amante, Van der Meyde non perdeva l’occasione per andare a letto con altre donne: “il mio motto era: sempre e ovunque, fosse un’igienista dentale, una segretaria dell’Ajax, una ragazza conosciuta a un semaforo…”.
Il baratro della droga e la rinascita
La situazione sfuggì subito di mano: “Ero fuori controllo; non riuscivo a dormire se non prendendo pillole. Era roba pesante, di quella da prendere con la prescrizione del medico. Quindi le rubavo dallo studio del medico del club. L’ho fatto per più di due anni. Poi è arrivata la cocaina, insieme a Bacardi, vino e feste in quantità. Capii che dovevo andarmene da Liverpool, o sarei morto”.
Lasciato l’Everton, l’arciere è tornato in patria al Psv senza mai scendere in campo. Nel 2012, dopo una parentesi nei dilettanti del WKE, ha appeso gli scarpini al chiodo a soli 30 anni. Oggi ne è uscito, si è risposato e ha avuto altri 2 figli. Giura di aver smesso con l’alcol, la droga e le scappatelle notturne. Si è aperto un canale youtube dove intervista altri calciatori. Nel recente passato da annoverare anche la partecipazione ad un reality e l’arbitraggio nel mondiale in lingerie.