Se il Governo Meloni sta da tempo cercando di frenare l’uso delle intercettazioni telefoniche da parte dei pm, per Claudio Lotito, invece, la politica è pronta a fare uno strappo alla regola.
La richiesta dopo le minacce di morte
Il patron della Lazio e senatore di Forza Italia vive da tempo sotto scorta a causa delle continue minacce di morte e degli insulti che riceve non solo al telefono ma anche allo stadio e per le vie della capitale. Per questo ha deciso di rivolgersi ai suoi colleghi parlamentari per permettere alle forze dell’ordine di controllare il suo telefono, prassi necessaria per “spiare” i dispositivi di un deputato o senatore.
Una mossa a dire il vero controcorrente dato che solitamente sono i pm a chiedere alle aule della politica l’autorizzazione, spesso rifiutata, e non il contrario, come fatto da Lotito. Per adesso la giunta per le immunità ha autorizzato a procedere e ora si attende il via libera da parte della camera presidiata da Ignazio La Russa.
Scorta aumentata per Lotito
Per proteggere l’incolumità di Lotito, da tempo il Viminale ha aumentato la sua scorta. Le minacce di morte sono ormai all’ordine del giorno e così si è deciso di tutelare maggiormente il senatore. “Chiamano con lo sconosciuto e pensano che non li scopro, ma adesso scopriamo chi sono”, ha dichiarato Lotito convinto che a perseguitarlo è un gruppo di ultras della Lazio non soddisfatto del modo in cui gestisce il club, poco ambizioso e con un animo da provinciale.
Posizione totalmente contraria a quella del patron: "Sono presidente da 20 anni e non mi sembra che la Lazio stia fallendo - riporta il Messaggero -. Dopo la Juve, è il club con più trofei in Serie A, ha sempre posizioni decenti in classifica, i conti in ordine e un fatturato trasparente. Vogliono che vendono la società, la Lazio non è in vendita. Io sono da sempre un combattente e mai un reduce ma a tutto c’è un limite e qui è stato superato. Non si possono pagare stipendi da sette, otto milioni l’anno - spiega il patron - ci sono regole e parametri da rispettare. Ci sono società con un patrimonio netto negativo di 500 milioni che dovrebbero portare i libri in tribunale. Mi riferisco alla Roma? No, i nomi li sta facendo lei". Ora ci penserà la Digos a porre fine all’incubo di Lotito.
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