Che fine ha fatto Francesco Flachi? Idolo della Sampdoria dei primi anni 2000, è stato uno degli ultimi veri numeri 10 del calcio italiano ma la sua carriera è stata interrotta bruscamante da una squalifica di 12 anni perché recidivo all'uso di cocaina. Un'etichetta che si porta dietro da una vita e che vuole strapparsi di dosso, perché Flachi è ed è stato tanto altro.
Per questo motivo ha deciso di raccontarsi nel podcast "Vita rovesciata - Ascesa e caduta di un calciatore del popolo" scritto con Matteo Politanò e prodotto da OnePodcast, disponibile su Spotify e sulle più importanti piattaforme di streaming. Nel podcast intervengono tanti suoi ex colleghi come Giancarlo Antognoni, Ciccio Baiano e Fabio Quagliarella che ne rivelano il lato umano, oltre che quello professionale. Per saperne di più, la redazione di Chiamarsi Bomber l'ha intervistato in esclusiva. Ecco cosa ci ha detto.
Ciao Francesco, partiamo dalla fine: com'è nata l'idea di fare un podcast?
Tutto è partito dal documentario "Il ragazzo gioca bene" uscito in concomitanza con il libro "Una vita rovesciata": i componenti di Radio Deejay hanno intravisto qualcosa in me e mi hanno proposto questo nuovo podcast. Evidentemente sono stati attratti dalle mie vicende personali. Mi ha fatto molto piacere che mi hanno contattato, è stato gratificante.
Nel podcast racconti di quando Mancini ti regalò la maglia numero 10 blucerchiata autografata. Quanto ha influito quell'episodio nella tua scelta di giocare nella Samp qualche anno dopo?
Ero agli inizi e lui era il mio idolo. È vero che da ragazzino mi allenavo nei campetti accanto a Roberto Baggio, ma il mio idolo era il Mancio per la sua eleganza, la sua classe e per il suo modo di giocare a cui mi sono ispirato. Quell'episodio ha influenzato la mia scelta futura di andare alla Samp. Mi dispiace soltanto di non essere riuscito a esprimermi al massimo alla Fiorentina, la mia squadra del cuore: da bambino sognavo una carriera alla Antognoni.
A tal proposito ci spieghi cosa accadde con la viola?
Le responsabilità sono anche mie perché essendo all'epoca superficiale, non capivo ancora come prendere questo lavoro e ho perso tempo, giocando sempre di meno perché avevo fior di campioni davanti. Quindi col mio ex procuratore decidemmo di trovare un'altra soluzione per trovare più spazio e giocare con continuità, affinché potessi dimostrare il mio valore.
Poi 8 stagioni favolose alla Sampdoria. Raccontaci il momento più bello e quello più brutto...
Grazie al cielo, calcisticamente a Genova non ho passato momenti brutti, ogni anno è stato più bello dell'altro. Sicuramente il momento più difficile ci fu col cambio di proprietà in cui rischiammo di retrocedere, ma personalmente ho vissuto solo momenti belli finché non c'è stata la questione doping che mi costrinse a lasciare la Samp. Uno sbaglio che mi ha etichettato per sempre, ma è uno sbaglio che ho fatto sulla mia pelle. Ho deluso i miei genitori e i miei figli anche se erano piccolini, ma sono cose che poi a livello morale puoi rimettere a posto. Il rammarico è ancora tanto, anche perché sono curioso di capire dove sarei potuto arrivare se non avessi fatto quella cazzata. Però nella vita si va avanti...
Nel 2006 vieni squalificato 2 mesi per scommesse. Ti sei sempre dichiarato estraneo, ci spieghi cosa accadde?
Ancora oggi non lo capisco, perché sono stato tirato in ballo da persone che fecero il mio nome solo perché ero amico di altre persone che volevano sapere cosa avremmo fatto la domenica. Quando poi mi chiamò la Procura, mi chiese perché era uscito il mio nome e io non sapevo cosa rispondere. Avrei dovuto denunciare quelle persone ma io a livello legale non lo sapevo. Quindi solo perché presumevano che avessi dato un risultato, mi diedero 2 mesi di squalifica, quando c'erano situazioni ben più gravi. Ancora oggi non riesco a capire perché fui tirato dentro. Lì mentalmente ho perso l'orientamento sbagliando a fare quello che ho fatto. Nella vita si può reagire in tanti modi e io reagì nella maniera peggiore.
Se non ci fosse stata la squalifica saresti andato al Mondiale?
Non lo so, però sicuramente non avrei lasciato la Sampdoria che era la cosa a cui più tenevo, avrei voluto chiudere la carriera là. Al Mondiale 2006 non penso sarei stato convocato perché c'erano tanti giocatori più forti di me.
Qualche top club ti ha mai cercato prima della squalifica?
Nell'estate 2006 sarei dovuto andare al Milan, in comproprietà con diritto di riscatto, però non si fece più nulla perché Marotta non se la sentì di vendermi dicendomi: "Come faccio a spiegarlo ai tifosi?". Alla fine decisi di rimanere alla Samp perché sarebbe stato difficile anche per me andar via. È vero che il Milan era l'occasione della vita, giocare in una grande squadra è il sogno che hai da bambino, ma non me la sentivo di lasciare Genova perché ero troppo legato alla città e ai tifosi.
Nel 2007 e nel 2012 vieni squalificato per uso di cocaina. Chi ti conosce ti dipinge come un bravo ragazzo, come ti sei avvicinato a quel mondo?
Come tutti, chiunque può caderci, dipende dallo stato d'animo e della singola persona. Ho sbagliato e sono dispiaciuto di aver fatto del male alla mia famiglia. Se ne esce con la forza d'animo e con l'aiuto degli amici e della famiglia.
C'era qualcuno dello spogliatoio della Samp che lo sapeva e ha cercato di aiutarti?
No, erano cose mie... non penso che nessuno lo racconti agli altri perché non sono cose belle. Ci tengo a precisare che non avevo una dipendenza, mi sono "lasciato andare" qualche volta. Non ne facevo un uso frequente.
Oltre ai podcast, cosa fa Ciccio Flachi oggi?
Sono responsabile del settore giovanile del Golfo Paradiso, alleno i 2008, lavoro in tv e faccio lezioni private a 40 bambini. Sono felice di quello che faccio e spero che il podcast aiuti le persone che hanno la passione per il calcio a non fare le mie stesse cazzate.
Hai mai pensato di tornare a Firenze o a Genova in veste di allenatore o dirigente?
Intanto devo iniziare perché sto prendendo il patentino, col tempo capirò se sono bravo...
Domanda da 1 mln di euro: hai 20 anni oggi, nel 2024, scegli di giocare nella Fiorentina o nella Sampdoria?
Che str*** che sei (ride, ndr). Io ho sempre detto che la Fiorentina è mia moglie mentre la Samp è l'amante perfetta. Sono orgoglioso di aver indossato queste due maglie anche se mi spiace che a Firenze hanno visto poco del vero Flachi. Sono contento di aver onorato la maglia blucerchiata perché il rapporto che c'è tra di me e i tifosi va al di là del calcio. MI hanno aiutato nei momenti difficili e mi fanno ancora oggi sentire importante dopo 15 anni, li ringrazierò per sempre, come ringrazio i tifosi viola. In chiusura voglio fare gli auguri alla mia bambina che oggi compie gli anni.