Queste le parole di Mirko Valdifiori in esclusiva alla redazione di Chiamarsi Bomber.com:
Ciao Mirko, partiamo con la tua prima grande esperienza a Empoli. Che ricordi hai?
Empoli è stata la mia prima grande esperienza professionale: un percorso di 7 anni iniziato a 21 anni in Serie B e coronato con la Serie A, dove ho affrontato grandi campioni. Per me Empoli rappresenta la famiglia, lo stare bene insieme coi compagni. È una società che ti permette di sbagliare e crescere facendoti sentire sempre importante. Sono stati anni bellissimi, dalla salvezza ai playoff fino alla vittoria del campionato di B e l'esordio in Serie A. Empoli mi ha permesso di giocare in Nazionale, per questo sarò sempre grato a questo club e sarà sempre nel mio cuore.
In quell’Empoli c’era anche Zielinski. Si capiva già che sarebbe diventato così forte?
Sì, si vedevano già le sue qualità. È bellissimo vederlo giocare la domenica ma io ho avuto la fortuna di vederlo in allenamento, di viverlo nella quotidianità. Si vedeva la sua grande tecnica, l'eleganza nello stoppare la palla, la leggerezza di movimento con la palla tra i piedi, aveva una fantasia innata. Non nascondo che a volte mi ha fatto anche dei tunnel incredibili ma non potevo farci nulla perché ha quel primo controllo che ti disorienta. Era molto giovane ma si capiva che avrebbe fatto parlare di sé anche perché, oltre a essere un giocatore fortissimo, è anche un bravissimo ragazzo e un gran lavoratore. Sono contento del percorso che ha fatto, se lo merita.
Nel 2015 passi al Napoli ma non riesci mai a fare quel salto che ti avrebbe permesso di diventare un top player. Cosa ti è mancato? Hai qualche rimpianto?
Rimpianti non ne ho. Ho vissuto al massimo quell'esperienza avendo la fortuna di giocare in quello stadio. Inizialmente mi sono ritrovato in un Napoli che non girava, che doveva ancora trovare la sua identità di modulo e di giocatori. Le mie prime partite sono state positive ma poi Sarri ha trovato la quadra con Jorginho, Hamsik e Allan ed era difficile toccare quel centrocampo che ha fatto grandi cose. L'unico rammarico è che se mi fossi trovato in un Napoli già rodato magari sarei riuscito a emergere, però anche io avrei potuto dare di più. Comunque è stata una bell'esperienza che mi ha permesso di giocare in Europa, quindi va bene così.
Quel Napoli era pieno zeppo di campioni ma chi era il più forte di tutti?
Me lo chiedono spesso e rispondo che ho avuto la fortuna di allenarmi con grandi giocatori come Hamsik, Allan, Insigne, Mertens, Koulibaly, poi però c'era il campione che era Higuain. Il campione lo riconosci dai micromovimenti, da come calcia la palla con entrambi i piedi, da come si smarca. D'altronde se giochi tanti anni al Real Madrid devi avere qualcosa in più e io l'ho capito allenandomi con lui. Era ingiocabile, infermabile e poi trovata gol in tutti i modi. Quell'annata è stata incredibile coniata dai 36 gol.
Com’è ADL? Ci racconti un aneddoto su di lui?
Il primo giorno delle visite e della firma c'erano lui e Giuntoli. Mentre gli avvocati parlavano degli ultimi dettagli contrattuali, sono stato un'ora e mezza nel suo studio e ho scoperto una persona molto simpatica. Mi ha parlato del suo percorso, dei suoi film, degli attori. Probabilmente mi ha visto un po' teso e ha cercato di mettermi a mio agio, facendomi vivere quella giornata serenamente.
Dopo una sola stagione in Campania, la stagione successiva passi al Torino. Scelta tua o della società?
È stata una scelta condivisa col club. Sarri mi aveva chiesto di rimanere per fare il vice Jorginho ma poi arrivò Diawara e quindi capì che ci sarebbe stato poco spazio. Con la massima serenità ho parlato con la società e sono andato al Torino che mi aveva cercato già l'anno prima. Lì ho conosciuto Sinisa Mihajlovic che porto ancora nel cuore. È stata una grande opportunità in un club blasonato che ho colto al volo.
Sei stato allenato da tre grandi come Conte, Mihajlovic e Sarri. Che ricordi hai di loro e in cosa si differenziano?
Comincio da Sarri che è stato il primo allenatore con cui ho avuto un percorso importante. Proprio in quegli anni a Empoli è nato il Sarri-ball con cui siamo riusciti a imporre il nostro calcio anche su alcuni campi importanti della Serie A. È un allenatore che prepara le partite nel dettaglio in modo che i giocatori esprimano al massimo le proprie qualità, lavoravamo tantissimo sui calci piazzati. Mi trovavo molto bene con lui.
Con Conte ho ritrovato la stessa maniacalità di Sarri nel preparare le partite curando ogni dettaglio sia in fase di possesso, sia in fase di non possesso nell'andare ad affrontare gli avversari. Conte è Conte. Trasmette una gran grinta, lo stiamo vedendo quest'anno a Napoli dove ha risollevato una squadra reduce da una stagione difficile. Col suo temperamento ha ridato personalità soprattutto a livello mentale.
E poi c'è il grande Sinisa... pensare che non c'è più mi rende triste. Soprattutto per quello che poteva dare ai giovani di oggi col suo vissuto. Dall'esterno appariva burbero in panchina ma aveva una bontà incredibile. Se avevi un problema ti chiamava nello spogliatoio e ti aiutava in tutto e per tutto. Era una persona di cuore. Con lui ho ritrovato continuità, mi ha sempre dato fiducia ed era un allenatore che ti trasmetteva il fuoco spronandoti a fare partite importanti. Ricordo che gli piaceva fare gruppo: festeggiava i suoi compleanni portando a cena fuori tutta la squadra. Mi è rimasto impresso un momento: Molinaro che suona la chitarra mentre noi cantiamo abbracciati a lui. Sapeva coinvolgere tutti, gli piaceva ridere e scherzare in compagnia.
Sarri è un allenatore che parla molto coi suoi giocatori. Hai qualche aneddoto curioso o simpatico che vuoi raccontarci?
È molto scaramantico: se vinci una partita, in quella successiva lo rivedi vestito uguale. Se capita che rigiochi contro la stessa squadra a distanza di pochi giorni e hai vinto lui ti rifà la stessa identica riunione rispiegandoti tutto. Poi fuma un certo numero di sigarette, indossa lo stesso giubbotto, le stesse scarpe, sono tante piccole cose che noti avendoci a che fare tutti i giorni. Ma anche noi giocatori abbiamo le nostre scaramanzie: alcuni compagni se segnavano uscivano dal pullman nello stesso ordine della partita precedente. Anche io ho le mie scaramanzie: ad esempio allineo le ciabatte e le scarpe in casa, oppure se le posate sono incrociate le sistemo. So benissimo che la buona prestazione non dipende da quello ma ci sta un po' tutto...
Sarri è ancora senza squadra, senza voler augurare l’esonero a nessuno, in quale squadre lo vedresti bene?
L'avrei visto bene a Firenze ma poi Palladino ha iniziato a fare bene. Il Bologna e la Lazio hanno caratteristiche adatte a lui ma Italiano e Baroni stanno facendo bene. Si era parlato anche del Milan ma Fonseca con la vittoria contro il Real Madrid penso abbia messo tre punti esclamativi sulla sua panchina. Non so indicarti una squadra ma sono sicuro che lui soffre a non allenare e spero possa essere chiamato quanto prima, anche da un club estero.
Rodri ha appena vinto il pallone d’oro. È attualmente il miglior regista al mondo?
Sì, dopo l'addio al calcio di Toni Kroos, è lui il più forte per quanto dimostrato col Manchester City e con la Spagna. Penso che abbia meritato il Pallone d'oro.
Chi vince lo scudetto?
Spero il Napoli però se la giocherà con l'Inter. Non me ne vogliano Milan e Juve ma in termini di continuità i nerazzurri hanno qualcosa in più soprattutto per la rosa ampia. Il Napoli ha il vantaggio di non avere coppe e di avere un grande allenatore. L'Atalanta può insediare ma basta un infortunio a cambiare tutto, persino il City sta avendo problemi senza Rodri.
Chi è il regista più forte della Serie A?
Dico Lobotka perché il mio cuore è a Napoli e per quello che ha fatto nell'anno dello scudetto. Subito dopo dico Calhanoglu, che è passato dal fare la mezzala a fare il regista disputando campionati pazzeschi. Sono entrambi giocatori straordinari che stanno facendo qualcosa di incredibile con Napoli e Inter.
Progetti futuri?
Adesso faccio il papà, ho avuto qualche proposta per giocare lontano da casa ma dopo tanti anni che sono stato in giro voglio dare priorità alle mie bambine. Se trovassi qualcosa in zona mi piacerebbe tornare in campo perché ancora mi diverte giocare. Per allenare ci sto pensando ma non ho ancora le idee chiare. Al momento mi godo la famiglia.
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