Paola Ferrari perde causa con Raiola, ma non si arrende. Tutto ha inizio nel 2017, quando il procuratore sportivo convoca una conferenza stampa nella sua casa di Montecarlo per rispondere a un tweet della giornalista. La Ferrari criticava l’atteggiamento di Donnarumma sul tira e molla legato al primo rinnovo con il Milan. Atteggiamento teso a ottenere un vantaggio economico: “Donnarumma non deve indossare la maglia della Nazionale per almeno un anno. Codice etico? Quale peggior esempio di chi tradisce per i soldi? Chi indossa quella maglia deve essere un esempio per i giovani e lui non lo è più”.
Paola Ferrari perde causa con Raiola: “Mi ha offeso, ricorro in appello”
Il procuratore, in quell’occasione, manda più volte a quel paese la giornalista, senza mezze parole, accusandola inoltre di aver sposato un uomo (Marco De Benedetti) che, gestendo il gruppo Carlyle, pensa ai soldi dalla mattina alla sera: “Ho sentito dire da Paola Ferrari che Donnarumma dovrebbe lasciare la Nazionale per il codice etico, detto da una che ha il marito che gestisce i fondi e che pensa ai soldi quando si sveglia al mattino e quando va a letto la sera. Perciò io mi inca..o con quella Paola. Come ti permetti di dire codice etico. Ma vaff*****o tu e tutto il fondo Carlyle”.
Dopo la denuncia, la conduttrice aveva chiesto un risarcimento da 5 milioni di euro. Per il giudice, però, queste parole non costituiscono reato e gli insulti rientrano nel diritto di critica e, seppur lesivi, sono collegati alla manifestazione di un dissenso ragionato, non è un’aggressione gratuita.
La giornalista però non ci sta e avvisa, ai microfoni di Adnkronos, che ricorrerà in appello. Paola Ferrari perde causa ma non si arrende: “Sono della linea che le sentenze vanno accettate, ma ricorrerò comunque in appello: è stato gravissimo che Mino Raiola abbia convocato una conferenza con tutti i giornali ed emittenti, nella quale ha fatto un attacco preciso a una critica che avevo espresso con toni non volgari”.
Secondo la giornalista il super procuratore ha denigrato il suo ruolo e il suo dovere di critica: “Questa offesa è stata ripetuta più volte – prosegue la conduttrice Rai di Euro2020 – E oltre alla parolaccia reiterata, c’è il fatto di denigrare una giornalista che lavora da 18 anni e che esercita il suo dovere di critica. Non si può permettere di essere insultati anche attraverso i mezzi di stampa, come concetto e come precedente”.
Motivo per cui ricorrerà in appello: “Ancora non fa giurisprudenza, dato che ricorrerò in appello. Ma da domani, se la sentenza fosse confermata, tutti potrebbero offendere liberamente. E anche indire una conferenza al fine di insultare”. Paola Ferrari perde causa con Raiola, ma questa storia non finisce qui.