Nei giorni scorsi ha destato grande scalpore un video che ritraeva Samuel Eto'ò, presidente della Federcalcio del Camerun, mentre litigava con il ct della nazionale Marc Brys, nominato lo scorso aprile direttamente dal Ministro dello Sport e, a quanto pare, all'insaputa dell'ex attaccante. Una lite furiosa, pubblica e dai toni piuttosto pesanti, cui però aveva fatto seguito una "tregua" che sembrava preannunciare una duratura riappacificazione.
Invece, a distanza di qualche giorno, si è capito che quel riavvicinamento era solamente di facciata, e che al contrario tutte le parti in causa sono ora più che mai ai ferri corti. Da quanto accaduto tra ieri sera ed oggi nel ritiro della nazionale a Yaoundé emerge in maniera ineluttabile quanto la situazione sia decisamente surreale.
In Camerun è guerra tra Eto'ò e Brys (e il ministro)
Domenica sera, al raduno della squadra presso l'hotel Hilton. si sono incredibilmente presentati due staff tecnici: quello nominato dal ministro dello sport Kombi (Brys ed il suo staff), e quello scelto da Eto'o. Ai primi sono state date le chiavi delle rispettive stanze, mentre i secondi, dopo un diverbio con il manager dell'hotel, hanno dovuto mestamente alzare i tacchi ed andarsene, in quanto a loro nome non era stata fatta alcuna prenotazione.
Questa mattina poi, è arrivata la "vendetta" del clan Eto'o. La squadra infatti avrebbe dovuto svolgere il primo allenamento, ma il bus con il materiale fornito dalla federazione ha fatto rientro nella sede della Federcalcio, proprio su indicazione del presidente. Senza mezzo di trasporto, materiale tecnico e palloni, Brys ha dovuto annullare la seduta: "Non abbiamo i palloni, non abbiamo materiale, non abbiamo attrezzatura. Pensate che lo stage stia andando bene? Non sta andando bene. È così già da due giorni. Questo è inaudito. Faccio questa professione da 26 anni e non ho mai visto una cosa del genere. Dobbiamo dimostrare all’opinione pubblica, agli abitanti, ai 30 milioni di camerunesi, che anche se ci sono persone che vogliono distruggerci, lotteremo per il Paese”.
Una situazione surreale, e la cui soluzione pacifica sembra ormai poco percorribile. Cosa succederà ora?
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