L’azionariato popolare Inter prende forma. Il progetto lanciato da Carlo Cottarelli, presidente di Interspac, raccoglie l’adesione di molti nomi illustri. Quaranta, fino ad ora, le personalità che scelgono di unirsi all’idea dell’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale.
L’economista, in un’intervista al Corriere della Sera, ha parlato del suo piano. L’azionariato popolare ha l’obiettivo di rafforzare l’Inter: “Vogliamo portare avanti un grande progetto di azionariato popolare per rafforzare l’Inter con capitali forniti da noi tifosi, integrati da risorse di investitori istituzionali, in un quadro economicamente sostenibile. Già avviene in altre società gloriose, come il Bayern di Monaco“.
Azionariato popolare Inter, come funzionerebbe
La società nerazzurra, prosegue Cottarelli, cedendo capitale avrebbe sicuramente due vantaggi: “Si porta capitale fresco a costo zero, evitando di pagare milioni di interessi. Si crea un legame stretto tra tifosi e squadra, così si aumentano le entrate di merchandising e biglietteria. Poi la società deve essere amministrata bene. In Germania il modello funziona. Puoi anche vincere senza spese pazze. L’idea dell’azionariato popolare è portare stabilità”.
Naturalmente si parla di cifre rilevanti: “Si deve decidere in che modo entrare e se la società è d’accordo. Si ragiona sulla base di quanto si pensa di poter raccogliere. Non si parla di qualche decina di milioni, ma di cifre rilevanti. Non si fa un’operazione simile per entrare con 30 milioni e basta. L’Inter ha circa 4 milioni di tifosi, dipende da quanto ci mettono. Non voglio dare una cifra perché si creano aspettative. Il nucleo principale deve essere costituito dai tanti che mettono poco, poi possono esserci imprenditori o un gruppo che mette di più”.
Ognuno può mettere quanto vuole, ma ci sarà un tetto minimo: “Non c’è un limite massimo, ma ce n’è uno minimo. Ci sono fasce dai 500 euro ai 1.000, dai 1.000 ai 5.000 e così via. Insomma non un obolo da 50 euro. Poi uno può mettere quanto vuole”.
Per quanto riguarda il pagamento, invece, non si tratterebbe di un costo annuale: “Pagamento annuale? No, è una tantum. All’estero esistono anche modelli in cui viene pagata una quota annuale, ma è poca roba. La società non si mantiene in vita con i contributi dei tifosi. Come nelle società per azioni ci sarà modo per far sentire la propria voce. La governance è importante. Se si entra con un capitale vanno discusse le regole”.
Azionariato popolare Inter, chi ha già aderito
Nessun incontro con la famiglia Zhang, per ora, anche se la società è informata. L’economista, prima, vuole avere in mano qualcosa: “La società è informata e non ha dato segnali negativi, se avesse voluto troncare lo avrebbe già fatto. Siamo nella fase di studio non di raccolta. Non ci siamo incontrati. Non è opportuno vedere la proprietà prima. Due anni e mezzo fa abbiamo parlato con gli amministratori, stavolta ancora no. L’idea è di cominciare a parlare con in mano qualcosa, non prima”.
Ma chi ha aderito al progetto? Quaranta i nomi illustri che si sono già uniti all’azionariato popolare: Beppe Bergomi, Enrico Bertolino, Andrea Bocelli, Stefano Boeri, Paolo Bonolis, Alessandro Cattelan, Claudio Cecchetto, Valerio De Molli, Gianfelice Facchetti, Fabio Fognini, Massimo Galli, Peter Gomez, Tommaso Labate, Giancarlo Leone, Gad Lerner, Luciano Ligabue, Maurizio Mannoni, Enrico Mentana, Pietro Modiano, Michele Mozzati (Michele), Mario Nava, Roberto Nicastro, Enrico Pazzali, Max Pezzali, Mariangela Pira, Antonio Polito, Giacomo Poretti (Giacomo), Gianni Riotta, Enrico Ruggeri, Gabriele Salvatores, Sergio Scalpelli, Pietro Senaldi, Michele Serra, Beppe Severgnini, Giovanni Storti (Giovanni), Marco Tarquinio, Flavio Valeri, Roberto Vecchioni, Antonio Versace, Luigi Vignali.