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Chevanton: "Sempre grato al Lecce. Il gol più bello al Bari. Nasco portiere ma poi in una partita..."

esclusive14/05/2023 • 06:54
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Parli del Lecce calcio e il primo calciatore che ti viene in mente è sicuramente lui: Ernesto Chevanton. Nel Salento è famoso quanto sant'Oronzo e il pasticciotto e a distanza di tanti anni è ancora amatissimo dai tifosi. "Din don intervengo qui da Lecce ha segnato Chevanton", cantavano gli ultras leccesi nei primi anni 2000 inneggiando all'uruguaiano che ha segnato oltre 50 reti con la maglia giallorossa. Cheva ha ricordato quegli anni magici al podcast di Chiamarsi Bomber condotto da Carmine Del Grosso e Riccardo Russo.

Chevanton racconta il suo Lecce, il passato da portiere e l'amore verso il popolo salentino

Chi l'avrebbe immaginato che quel ragazzino 20enne sbarbato arrivato dal Danubio nell'estate del 2001 sarebbe entrato nella storia del Lecce?! Ernesto Chevanton è stato il marcatore più prolifico in un singolo campionato (in ex aequeo con Mirko Vucinic) della storia del Lecce con 19 gol realizzati nel campionato 2003-2004. Intervenuto al nostro podcast di Chiamarsi Bomber, ha raccontato quegli anni magici e ha parlato anche del Lecce di oggi.

Pensi che il Lecce si salverà?

Sono convinto che si salverà, restando in serie A. Noi leccesi siamo abituati a soffrire fino alla fine, abbiamo perso una partita importante col Verona che se avessimo vinto ci avrebbe dato dei bei punti per la salvezza ma il Lecce ha tutti gli ingredienti per restare in serie A, me lo auguro. Noi del Sud siamo tenaci, gli obiettivi li raggiungiamo sempre. Stiamo parlando di una città e di una tifoseria importante che riempie sempre lo stadio. Sono innamorato di questa squadra. 

Baschirotto, Strefezza, Hjulmand, questa squadra ti ricorda il tuo Lecce?

No. È una squadra giovane come all'epoca ma sono giocatori diversi, sicuramente la filosofia del club di puntare sui giovani è rimasta la stessa ma la nostra serie A era più difficile, c'erano grandi giocatori in tutte le squadre.

Hai segnato il tuo primo gol in serie A il giorno di Sant'Oronzo...

Sì è stato un segno del destino segnare nel giorno del santo patrono della città, feci il gol più veloce della serie A contro il mio amico Frey. Gli dissi che mi aveva fatto diventare famoso.

Chi è stato il compagno più tirchio?

Mio fratello Saviola al Monaco, non pagava il caffè perché diceva che aveva sempre la 200 euro nel portafoglio. Però gli voglio bene.

Il tuo piatto pugliese preferito?

Orecchiette al sugo.

Il tuo soprannome preferito?

Cheva ma quando ero piccolo mi chiavano Papera, a Monaco l'animale, a Siviglia il Loco. Mi hanno dato tanti soprannomi ma nessuno mi chiama col mio primo nome Javier, mi chiamano tutti Ernesto.

Se non avessi fatto l'attaccante, che ruolo avresti fatto?

Il portiere, mi piace da morire. Quando ero piccolo avevo iniziato a giocare in porta ma in una partita mi fecero 10 gol e da quel giorno ho giocato in avanti. A Siviglia ai quarti di finale di Coppa del Re contro l'Espanyol ho giocato in porta negli ultimi minuti e ho parato anche un rigore, anche se in realtà l'avversario l'ha calciata fuori.

C'è qualcuno che ti somiglia oggi?

No, all'epoca mi identificavo come voglia e fame di fare gol a Luis Suarez, ma lui era molto più forte. 

Hai mai giocato al fantacalcio?

Tre anni fa con un amico e l'abbiamo vinto col nome di "Garra Charrua" grazie al tridente dell'Atalanta Ilicic, Zapata e Muriel. Il premio poi l'ho lasciato al mio amico.

Qual è il gol che ti è rimasto nel cuore?

A Lecce si ricordano tutti i miei gol al Napoli, al Perugia e al Milan, ma secondo me il gol più bello è quello che ho fatto al Bari. In Nazionale il gol più bello è quello su calcio di punizione contro il Paraguay durante le qualificazioni al Mondiale del 2006. 

Previsioni sulla Champions League?

In finale ci arriva il Real Madrid perché quella è la sua coppa, invece tra Milan e Inter non mi sbilancio. Sono contento che comunque in finale ci arriva un'italiana, è importante per il nostro calcio e poi in finale può succedere di tutto, saranno decisivi gli episodi.

Dicci una frase leccese...

"Aggiu capitu" (ho capito, ndr). Ormai Lecce è casa mia, sono innamorato di questa città e di questa gente, sono arrivato qui da solo a 20 anni e mi hanno fatto sentire a casa. Sono grato a vita. Se sono passati 10 anni da quando ho smesso di giocare e la gente ancora mi dimostra il suo affetto significa che mi sono comportato bene.

 

Fabrizio Piepoli
Tags :SERIE A

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