Cronaca di una radiazione annunciata: Cuneo-Pro Piacenza, la partita mai iniziata

calcio18/02/2019 • 17:43
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“Esclusione del Pro Piacenza dal campionato di competenza e punizione sportiva della perdita della gara con il punteggio di 0-3”. Dopo 24 ore di polemiche, dichiarazioni difficili da digerire e cervellotiche giustificazioni, è la decisione del giudice sportivo della Lega Pro, Pasquale Marino, a porre fine alla telenovela a tinte opache riguardante Cuneo-Pro Piacenza, partita giocata domenica pomeriggio al Paschiero e terminata con un 20-0 che ha sconvolto il calcio italiano. Ospiti in campo col numero minimo di giocatori, otto, ma tutti Under 18 e quasi tutti tesserati un mese fa “per evitare la radiazione”, come spiegato a denti stretti da Carmine Palumbo, quarto dg di stagione del club piacentino. Nel comunicato si è evidenziato anche “l’inaccettabile comportamento della società Pro Piacenza la quale, mortificando l’essenza stessa della competizione sportiva, ha costretto sia i soggetti inseriti nella propria distinta sia i calciatori della squadra avversaria, a disputare una gara farsesca dal punto di vista tecnico (nonché pericolosa per l’incolumità fisica di soggetti non adeguatamente preparati dal punto di vista agonistico) abusando dei diritti formali certamente concessi dal regolamento, ma basati su principi di lealtà e correttezza che nella fattispecie sono stati sovvertiti, stravolti e letteralmente calpestati”.

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E’ la pietra tombale su una domenica che ha avuto il sentore di morte per un pezzo di Serie C. Quando in campo la squadra che sta giocando pur avendo depositato in Lega con la domanda di iscrizione una fideiussione irregolare (il Cuneo) è quella messa meglio, non può che esserci un esito. Procediamo però con ordine, perché nella domenica del Paschiero si sono susseguiti tanti particolari irripetibili – o che si auspica restino tali – e che meritano di essere raccontati: l’Atletico Pro Piacenza, club di proprietà di Maurizio Pannella, proprietario di Seleco (sponsor di Lazio e Salernitana) del gruppo Lotito infatti, ha cercato di evitare la radiazione, che sarebbe stata comportata dalla quarta rinuncia. Per ottenere il proprio fine, ecco la machiavellica trovata: spedire a Cuneo sette calciatori, tutti tra i 17 e 19 anni – tesserati nell’arco di un mese – e un massaggiatore, tutti accompagnati da un dirigente.

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Al fischio d’inizio, scattato alle 15.15 – ben 45 minuti dopo l’orario prefissato – ecco il primo, ulteriore imprevisto. Uno degli otto calciatori, Isufi, si rende conto di aver dimenticato un “dettaglio”: il documento di identità. In sei, si sa, non si può scendere in campo. Ed ecco il colpo di genio: a completare la “rosa” ecco un uomo con il numero 11 attaccato alla maglia con del nastro adesivo. E’ il massaggiatore della Pro Piacenza, Alessio Picciarelli, classe 1980. Si inizia: il 16-0 al duplice fischio è solo l’antipasto di una giornata da cancellare. Dei 20 gol segnati in questa partita surreale sei saranno messi a referto a Hicham Kanis, giocatore del Cuneo che ha così stabilito il record di reti segnate in una sola partita. Che in cambio è stato anche offeso sui social. Salvo vedersi invalidare, come da attese, quei sei centri dalla giustizia sportiva.

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L’EPILOGO DI UNA FARSA

Si va al riposo nel silenzio, surreale. Nel secondo tempo ecco anche Isufi: problema risolto, grazie al padre del giocatore, che ha recuperato il documento. Il Cuneo cerca di non infierire, finirà 20-0. «Se fosse finita 5-0 se ne sarebbe parlato per un giorno e basta, ma se permettono a una qualsiasi squadra di giocare in sette in questa maniera, senza società, senza fisioterapista. È serie C, qui non si scherza. Se si creano queste cose è normale che il calcio declini», spiegherà alla fine il capitano del Cuneo Fabiano Santacroce, uno che “queste cose” le ha vissute ai tempi del fallimento del Parma, in serie A, nel 2015. Sono trascorsi quattro anni e quei “mai più” pronunciati in quei mesi non hanno avuto seguito. Lo stesso Cuneo sta giocando pur avendo depositato in Lega con la domanda di iscrizione una fideiussione irregolare, requisito fondamentale . Dovrà sanare la sua posizione entro metà marzo, insieme alla Lucchese, altra società del girone A nella stessa situazione. Nel girone C è già finito il campionato del Matera, fallito nell’annata in cui la città dei sassi è diventata Capitale Europea della cultura. Per tacere dei punti di penalizzazione che la terza serie colleziona come figurine.

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E i vertici federali? Nelle ore successive alla fine di Cuneo-Pro Piacenza 20-0. “Sarà l’ultima farsa: è un insulto allo sport e ai suoi principi fondanti», ha assicurato il presidente della Figc Gabriele Gravina. “Violata la lealtà sportiva in modo inverecondo” ha aggiunto il numero 1 della Lega Pro Francesco Ghirelli, mentre il sindacato calciatori (Aic) di Damiano Tommasi ha chiesto “l’esclusione al più presto” degli sconfitti. E’ stato accontentato. Troppo tardi, però. Perché i segni del crollo a picco della barca Pro Piacenza erano chiari da mesi: gli addii di Giannichedda e Maspero, ex allenatori della squadra, erano stati i segnali precursori. Leggere le parole postate su Facebook da Dario Polverini, difensore 31enne, passato a gennaio alla Virtus Verona dopo aver militato nel Pro Piacenza nella prima parte della stagione, per credere: “: “Mezzo stipendio del mese di agosto, giocatori sfrattati dalle proprie abitazioni, famiglie con figli in difficoltà, allenatori e dirigenti idem, settore giovanile ai minimi termini e tante altre verità che nessuno sa. Quel 20-0 è stato un duro colpo per tutti coloro che in quasi 100 anni di storia quella maglia l’hanno onorata dalle categorie più basse fino alla Lega Pro. Oggi quella maglia indossata da 7 ragazzini più un massaggiatore (e non sto scherzando) è stata terribilmente offesa”. L’attenzione di Polverini si è quindi spostata sulla proprietà nella figura di Pannella: “Credere a qualcuno che promette e non mantiene da 7 mesi è decisamente folle, quindi a chi dice che il Cuneo doveva avere più rispetto rispondo che invece dovevano essere ancora più spietati. Non ci resta che sperare in un cambiamento veloce del sistema in modo da non ripetere pagine tristi come quella di oggi, nel rispetto di chi di calcio vive e di chi ne fa una passione assoluta”. Qualcuno, allora, ha chiuso gli occhi quando non doveva e non poteva farlo. Il calcio italiano avrà ancora voglia di raccontare altre morti (societarie) annunciate?

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